Giovanni Rosati
Meno quattordici. Questa la conseguenza dell’1-0 rifilato da Mandzukic all’Inter nel palcoscenico dello Stadium. Ora il secondo posto occupato dal Napoli può – e dovrebbe, visto che gli azzurri ospiteranno il Frosinone – allontanarsi fino a distare sei punti mentre, ancora peggio, i cugini rossoneri vincendo in casa con l’altra torinese potrebbero giungere a meno uno e insediare la terza posizione. Qualunque siano nome, lignaggio e obiettivi di una squadra, perdere contro la Juve è qualcosa che ci può stare. Perdere un derby – anche se d’Italia – fa già più male. Perderlo giocando bene e rimpiangendo qualche occasione fallita è ancora peggio.
Analizziamo allora la sconfitta meneghina prendendo come spunto le quattro scelte più significative e meno scontate compiute dal tecnico Spalletti nel momento in cui sono state annunciate le formazioni ufficiali. Quattro prescelti per altrettanti punti d’indagine.
SIME VRSALJKO: L’EQUILIBRIO DEI VALORI – Dopo aver saltato due partite per un’elongazione del bicipite femorale ed esser stato lasciato nuovamente a riposo la settimana scorsa contro la Roma, il terzino croato è stato stavolta lanciato contro la Juve – a sorpresa per chi predicava la prudenza, e quindi l’utilizzo di D’Ambrosio in quel ruolo.
Sorrideranno amaramente allora questi ultimi nel rivedere la fallace posizione di partenza di Vrsaljko sul lancio di Matuidi per Cancelo che porterà al gol-vittoria, ma l’apporto dinamico e soprattutto in costruzione del croato nella partita è stato tangibile. Secondo il match-centre di Transfermarkt, l’ex colchonero è stato il secondo giocatore dell’Inter ad aver effettuato più tocchi durante i 90’ (79), con il solo Brozovic (98), cervello e snodo nerazzurro, a partecipare di più. Tra i padroni di casa il migliore è stato l’altro terzino di spinta, Cancelo (81) e non il regista Pjanic (72), quarto.
Allargando lo spettro al possesso palla generale si finisce per riscontrare un equilibrio quasi perfetto. Secondo quanto analizzato sul match-report della Lega, la Juve ha avuto ieri il pallone tra i piedi per 24’ 38’’ dei 49’ 22’’ effettivi di gioco, il che lascia agli ospiti 24’ 44’’ di possesso, ovvero solo sei in più dei bianconeri. Per quanto riguarda la precisione dei passaggi, i nerazzurri risultano avere nuovamente un leggero vantaggio, ottimizzando l’87% dei propri suggerimenti al compagno contro l’83% della Vecchia Signora. E se aggiungiamo l’equilibrio sostanziale nelle azioni manovrate (29 a 24 per i bianconeri) e nelle ripartenze (24 a 21), il solo peso delle occasioni da gol (9 a 5 per chi ha vinto) non può bastare a far prevalere uno dei due piatti della bilancia. Juve-Inter è stata una sfida alla pari.
MIRANDA: LA DIFESA – Le tante partite incastrate in questo periodo pre-natalizio, l’importanza delle stesse e i crampi giunti sul finale della sfida di Wembley a De Vrij hanno convinto Spalletti a puntare dal 1’ su Miranda al fianco di Skriniar, tra i mugugni e l’ansia dei sostenitori nerazzurri tutt’altro che incoraggiati dalle sue ultime uscite. E invece il brasiliano ha messo in campo una prestazione di discreto valore in entrambe le fasi, con una solo rischioso neo dovuto all’eccesso di sicurezza.
Innanzitutto, da sottolineare per un centrale di difesa è la partita in fase di non possesso. Lo ha fatto La Gazzetta dello Sport, cucendogli addosso questo giudizio nel day-after: “Nei suoi 16 metri l’Inter a lungo fa valere il «MiraHanda»: il brasiliano sporca e rattoppa, lo sloveno all’occorrenza mette l’ultima pezza”. D’altronde la premiata ditta slavo-carioca ha limitato quello che uno degli attacchi innegabilmente migliori al mondo, nonché il primo per reti segnate nel nostro campionato (prima di ieri 31 in 14 gare, con la media di 2,2 reti a partita), così come è stata testimone della meno brillante partita giocata con la nuova maglia da tale Cristiano Ronaldo (che ha perso ben 18 delle 40 palle giocate). E le due cose non possono essere completamente scollegate.
In fase di costruzione, Miranda è stato ancora una volta un elemento piuttosto importante. I nerazzurri hanno preparato la propria gara partendo dal possesso basso e cercando di lanciare il meno possibile all’improbabile ricerca degli attaccanti. Tornando ad analizzare i tocchi, Miranda ne ha realizzati ieri 68, undici in più del suo compagno di reparto e molti di più rispetto ad esempio alle due mezzali Joao Mario (47) e Gagliardini (37). E per quanto riguarda i passaggi effettuati, l’altro ex Atletico (54) è stato secondo ancora una volta solamente a Brozovic (84) tra i propri compagni. Ma volendo limitare il paragone al suo ruolo, assodato l’equilibrio nel possesso palla e quindi la relativa equiparabilità dei dati di entrambe le squadre in questo senso, il brasiliano ha toccato il pallone quanto Bonucci, ovvero l’emblema del difensore dai piedi buoni più valido in impostazione che in marcatura, compiendo soltanto cinque passaggi in meno del play-maker arretrato bianconero. Ma a rubare gli occhi degli spettatori non sono le statistiche, quanto il lancio millimetrico per Politano che ha dato via alla prima colossale occasione della partita.
Abbiamo però detto che un neo c’è stato, e se n’è accorto anche il pagellista della rosea: “Joao, primo pilota, guida la difesa, ma poi inizia a trastullarsi e rischia la «mirandona» con un insistito palleggio in area”. In più di un’occasione Handanovic ha dovuto ripetere le rimesse corte dal fondo perché gli attaccanti di Allegri avevano ormai inquadrato la strategia nerazzurra e cercavano di tagliare l’area per mettere pressione ai difensori, e nella specifica situazione di “rischio mirandona” è stata proprio la lodata “MiraHanda” a rischiare di fare la frittata. E ormai sarà chiaro: come la partita di Miranda, anche quella degli altri 10 interisti è stata una prestazione positiva con un piccolo ma fondamentale neo.
POLITANO: L’AMPIEZZA E L’AUTO-SABOTAGGIO – Nel pre-partita ci dicevamo curiosi di scoprire le mosse con le quali Spalletti avrebbe tentato di frenare l’avanzata dell’armata bianconera: ecco, di certo una è stata l’ampiezza. Se nella Juventus ad allargare la squadra ci pensavano solamente Cancelo e a turno uno tra Ronaldo e Mandzukic, le due coppie di laterali nerazzurri permettevano all’Inter di occupare una buona porzione di campo. A funzionare – in particolare nella prima frazione – è stata la catena di destra composta da Vrsaljko e Politano, preferito dal tecnico di Certaldo all’uomo probabilmente più in forma tra i suoi, ovvero l’ex laziale Keita.
L’ex Sassuolo è stato la più fastidiosa spina nel fianco della difesa bianconera dal 1’ al 54’: ha effettuato più dribbling di tutti (3 su 3, mentre tra i bianconeri solo Cancelo ha raggiunto la stessa cifra ma con cinque tentativi), ha guidato la gran parte delle offensive ospiti (ha registrato più tocchi lui in 54’ che Perisic in 90’) perdendo solamente un possesso, si è allargato sulla linea laterale e anche inserito centralmente come in occasione della seconda nitida palla-gol nerazzurra arrivata al 48’ e sciupata dallo stesso Politano. A fine partita Allegri ha trovato proprio nella gestione dell’ampiezza avversaria la pecca della partita del suo undici.
Si evince perfettamente attraverso questo grafico la maggiore copertura orizzontale del campo da parte degli ospiti, con la Juve invece molto più concentrata al centro del campo. Proprio questa differenza nello schieramento sul terreno di gioco ha portato a soffrire i padroni di casa nei primi 45’. Ma allora perché sostituire Politano con Borja Valero prima dell’ora di gioco?
L’ingresso dello spagnolo è sicuramente da leggere nell’ottica di una maggiore facilità di palleggio e presenza in mezzo al campo, ma con lo spostamento sulla corsia di Joao Mario l’Inter perde pericolosità, nonché proprio quell’ampiezza che tanto fastidio stava dando ai campioni d’Italia. Una mossa tutt’altro che azzeccata. Anzi, quasi un auto-sabotaggio.
GAGLIARDINI: IL RIMPIANTO – In pochi avrebbero detto che con la concorrenza per una sola maglia di Vecino e dello stesso Borja Valero l’avrebbe alla fine spuntata Gagliardini, ma così è stato. E se la sua prestazione non è stata indimenticabile, un evento che lo ha visto come protagonista finale in un’azione di cui han fatto parte attiva o passiva tutti e quattro i “prescelti” di Spalletti lo è stato eccome.
Alla mezz’ora di gioco, sul punteggio di 0-0, il pallone è tra i piedi di Miranda. L’Inter è disposta nella metà campo offensiva, la Juve è alta in aggressione. Il centrale brasiliano può allargare il gioco su Vrsaljko, libero sulla corsia laterale destra, ma alzando la testa vede un movimento che ne cattura l’attenzione e ne calamita la fiondata. Il lancio è di 50 metri ma la sua precisione è millimetrica. Politano scatta alle spalle di Cancelo – superato dalla traiettoria – e con un tocco pregevole di esterno sinistro controlla rientrando sul piede preferito e rivolgendosi verso il centro del campo. Il terzino portoghese torna ad affrontarlo, ma l’ex Sassuolo lo salta secco ripetendo il movimento precedente e imbucando al centro dell’area per Icardi.
L’argentino è il solo “non prescelto” a partecipare all’azione. Nonostante gli si rimproveri persino troppo spesso la poca partecipazione alla manovra e l’esclusivo interesse nel trovare la gioia personale, al triplice fischio avrà aiutato in maniera importante i suoi a risalire o a trovare uno sbocco offensivo, ma non avrà mai tirato in direzione di Szczesny. Riceve spalle alla porta sentendo alle sue spalle la pressione del duo Bonucci-Chiellini e in mezzo secondo controlla col destro e scarica per il compagno accorrente con il sinistro. Più che il tempo in cui realizza questi due gesti tecnici ad impressionare è il tempo che gli basta per capire quale sia la mossa migliore da fare in quel contesto. Una trovata da vero fuoriclasse, più che da spietato finalizzatore.
Ad accorrere è Gagliardini, che col sinistro controlla evitando la scivolata di Matuidi e portandosi a tu per tu col portiere polacco. Con la testa fissa sulla palla, il centrocampista incrocia in corsa col mancino, ciccando parzialmente ma superando l’estremo difensore in uscita. “Avrei dovuto alzare la testa” dirà poi ai microfoni di Sky. Palo.
#Gagliardini sur le poteau après une action rondement menée par les nerazzurri #JuventusInter pic.twitter.com/wSvebmvjYE
— Fr SerieA Videos (@FRVideos_SerieA) December 7, 2018