(di Giuseppe Porro)
I continui giochi di potere tra politica ed imprenditoria, continuano stancamente a portare avanti tra mille colpi di scena la annosa vicenda “Stadio della Roma” che continua ad essere un miraggio.
Al momento la cosa certa e cristallina è il tempo che scorre inesorabilmente veloce, ed i possibili scenari vanno via via cambiando di volta in volta spiazzando sempre tutto e tutti.
Ancora due mesi scarsi e del 2020 rimarrà solo un brutto ricordo. Con il 2021 alle porte l’unica certezza del prossimo futuro sono le elezioni del nuovo inquilino del Campidoglio, che (chiunque sarà) si troverà ancora davanti la “grana” o telenovela “Stadio della Roma”.
Il Gruppo Friedkin è rimasto dell’idea di Pallotta, ovvero avere uno stadio di proprietà, che per competere contro le grandi d’Europa è fondamentale, e non solo per il discorso degli introiti del botteghino.
Mentre continuano i contatti tra i Friedkin e il magnate ceco Vitek (che sotto la regia di UniCredit vuole acquisire i terreni di Tor di Valle dal gruppo Eurnova di Parnasi), si vocifera che gli stessi potrebbero finire all’asta, e quindi si studiano piani alternativi.
E di qualche giorno fa l’idea di acquisire lo Stadio Flaminio, ovvero sembra che la proposta sia stata recapitata dalla Sindaca Raggi al tycoon americano, ma non è una strada semplice fa praticare, anzi tutt’altro.
Lo Stadio Flaminio è, e resterebbe un idea bellissima, affascinante e romantica, perché andrebbe a riqualificare un area fatiscente e degradata, mentre riporterebbe alla luce un impianto storico. Ma andrebbe buttato giù e rifatto tutto da capo, con comunque problemi di viabilità e quant’altro in un quadrante delicato della città, ed il tempo ormai stringe.
La sensazione è che l’attuale sindaca Raggi stia provando ad allungare il brodo. Ovvero arrivare alle elezioni e giocarsi la riconferma con in mano il colpo stadio, che sarebbe un ottima cartina tornasole.
Nel frattempo la gente, i tifosi, e gli elettori dovranno gioco forza fare il loro “lavoro”, ovvero tifare per la costruzione dell’impianto della società giallorossa, senza pensare all’urbanistica e altri problemi che sono di competenza della sfera politica.
Mentre per la sfera calcistica, la Roma, ma tutte le società di calcio del nostro campionato meritano una casa propria. Ne vale la stabilità delle società stesse e di tutto il sistema calcio italiano, già messo in ginocchio dall’emergenza Covid che lascia vuoti gli impianti.
In conclusione si sta giocando una partita a scacchi sulla pelle giallorossa. Mentre società, squadra e tifosi chiedono a gran voce una casa propria, la casa dei romanisti che può diventare qualora si facesse, una vera e propria arma in più sotto tutti i punti di vista.