di Michele D’Alessio
Quando in una tiepida serata di fine settembre, l’Inter capitolava in casa sotto i colpi di Kalinic e compagni, tifosi e appassionati additavano come responsabili di quella rovinosa sconfitta due persone ben precise: Samir Handanovic e Roberto Mancini. A poco più di un mese di distanza, il portiere sloveno e il tecnico jesino sono in prima pagina come i principali fautori della vittoria che è valsa il sorpasso in classifica ai danni della Roma.
Sebbene tutta la squadra, da Ljajc a Medel, con Miranda e Murillo, abbia mostrato tenacia e compattezza come non si vedeva da tempo, tra i nomi in grassetto sul giornale è apparso quello di Samir Handanovic. La Gazzetta dello Sport gli ha dato 8, voto non comune per un portiere.
Il gigante di Lubjana ha mostrato una costante sicurezza nelle uscite e ha neutralizzato le occasioni della Roma, una su tutte quella quadrupla, in cui è stato molto reattivo e vigile. Dopo la parata nel recupero a Bologna che è valsa la vittoria, Handanovic pare abbia intrapreso la strada giusta per far breccia nel cuore di coloro che non lo hanno mai amato più di tanto. Sopra alla squadra però, c’è un altro protagonista.
E’ l’uomo che dalla panchina ha guidato l’Inter alla conquista di questi preziosi tre punti, e che era finito alla gogna per le scelte cervellotiche contro la Fiorentina. Mancini contro Garcia ha rinunciato a Icardi, preferendo il tridente tutto balcanico con l’inesauribile Perisic, un ottimo Ljajc e la fantasia di Jovetic. Ha arginato la velocità di Gervinho con la rapidità di Nagatomo, e, a sorpresa, ha rinunciato a Santon per dare spazio ad un altro italiano, umile e che quasi sempre fornisce prestazioni affidabili come D’Ambrosio.
L’Inter è prima soprattutto però grazie ad un rendimento collettivo molto buono. Sono mancati finora gli apporti di Icardi e Kondogbia, che per motivi diversi non sono riusciti ancora a rappresentare il valore aggiunto per la squadra, che quando se ne potrà avvantaggiare potrebbe vedere crescere il suo potenziale.