Storie di Calcio: la Dinamo Mosca parte II

Posted By on Mar 28, 2016 | 0 comments


Un viaggio nella storia, alla scoperta delle squadre dell’URSS

 

di Massimo Fabi

 

A conflitto mondiale appena concluso e dopo aver vinto il quarto titolo, la Dinamo Mosca fu la prima squadra russa a intraprendere una tournée in Occidente. La spedizione in Gran Bretagna del novembre 1945 fu il primo esempio nel dopo guerra di uso dello sport da parte del regime per scopi politici e diplomatici, consapevole dei livelli di popolarità che il calcio aveva toccato nell’URSS. Il mondo ancora non era diviso in due blocchi, e i biancoazzurri furono invitati dalla federazione inglese per rafforzare il legame tra i due paesi, uniti fino a pochi mesi prima dall’avversione contro Hitler. Il tour britannico fu celebrato in patria come un trionfo del principio sovietico di collettivismo, organizzazione e spirito vincente: i russi diedero prova di calcio spettacolo nelle sfide con Chelsea, Cardiff City, Arsenal e Rangers, per un totale di 19 reti e nessuna sconfitta. L’allenatore di allora era Mikhail Jakusin, ma a determinare lo stupore dei ‘maestri’ del football erano state le idee innovative di Arkad’ev, colui che volle spezzare la rigidità degli schemi classici inglesi. La rivoluzione tattica consisteva nel fare della squadra una macchina dinamica contrassegnata da frequenti scambi di posizione nel singolo ruolo e una fitta rete di passaggi volti a disorientare l’avversario. Principio ‘caotico’ inerente non solo il terzetto offensivo, chiamato a non dare punti di riferimento, ma anche i difensori a cui veniva chiesto di avanzare e impostare l’azione. Questa anima collettiva e ‘socialista’, contrapposta all’individualismo di stampo borghese, fu una piccola premessa del ‘calcio totale’ applicato dall’Ajax e Olanda di Rinus Michels. Nel contesto nazionale, la Dinamo viveva la sua ultima grande fase di egemonia tra il 1949 e il 1963 conquistando ben sei campionati e due coppe sovietiche. Se sui piani alti del PCUS Berija veniva liquidato dopo la morte di Stalin e il NKVD diveniva KGB nel 1954, sul campo la Dinamo di metà secolo passerà alla storia legando il proprio nome al primo e finora ultimo portiere capace di vincere il Pallone d’Oro, il leggendario Lev Jašin, una carriera dedicata a un solo club e protagonista con l’URSS dell’oro olimpico a Melbourne ’56 e della vittoria dell’Europeo francese del 1960. Giunta alla finale di Coppa delle Coppe persa nel 1972 contro i Rangers e all’undicesimo scudetto del 1976, la ‘formazione del KGB’, con la crisi e dissoluzione dell’Unione Sovietica, non sarebbe più riuscita a ripetere un ciclo glorioso contribuendo comunque all’oro della nazionale a Seul ’88, sfornando l’attaccante Igor Kolyvanov e alzando l’ultimo trofeo nel 1995, la Coppa di Russia. Attualmente la società rimane coinvolta nei circuiti statali: se esponenti della polizia e dei servizi segreti detengono una quota minoritaria, la compagine moscovita risulta soprattutto sotto il controllo della VTB Bank, il cui azionista di maggioranza è il governo e dalla quale prenderà il nome il complesso del nuovo stadio, la VTB Arena Park. Non è però tutto rose e fiori per il club, essendo stato tagliato fuori dalle competizioni europee per violazione del fair play finanziario con conseguenti cessioni di giocatori come Valbuena, Kuranyi e Kokorin: ciò dimostra che oggi la commistione in Russia tra calcio e potere statale, di cui la Dinamo è uno storico esempio, non sia garanzia automatica di salute economica.

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