di Luigi Pellicone
Fallito il colpo di narcostato, Escobar, con i suoi soci, decide di invesitre gli ingenti guadagni derivanti dal traffico di cocaina nel pallone.
Il calcio colombiano beneficia degli investimenti, prosegue la sua ascesa, sebbene sia evidente che dietro questa escalation ci fosse il marcio.
Nel 1990 l’arbitro uruguaiano Cardellino denuncia alla Conmebol un tentativo di corruzione (con tanto di minacce di morte) per il match tra Nacional e Vasco de Gama. Per la prima volta nella storia viene deciso di ripetere una partita in assenza di errori tecnici da parte della terna arbitrale. I calciatori colombiani, grazie ai narcodollari, ottengono stipendi simili a quelli che percepirebbero in Europa, e sono molti gli stranieri che in questo periodo transitano dalle parti di Calì e Medellin. L’atmosfera che si respira, tuttavia, non è di sport: gli interessi dei Narcos nel settore delle scommesse sono evidenti, la violenza la fa da padrona. Alvaro Ortega, arbitro ‘reo’ di aver annullato un gol all’Independiente de Medellin contro l’America de Calì, è ucciso. Un episodio che porta alla sospensione del campionato.
Ma nello stesso periodo la Colombia può contare su una generazione di calciatori di livello assoluto, che promette di portare la Nazionale su livelli mai toccati in precedenza. Alla vigilia di USA ’94 la nazionale si qualifica spazzando via l’Argentina nel match decisivo con un clamoroso 0-5 esterno. Escobar, grande appassionato di calcio, è orgoglioso tanto da “convocare”a La Catedral, il carcere costruito per se stesso dopo aver trovato l’accordo con il Governo colombiano per evitare l’estradizione negli States, buona parte della squadra in partenza per il torneo iridato. Varie stelle del calcio colombiano, tra cui Higuita, accettano l’invito, e si sfidano in un match in onore della Virgen de las Mercedes, la protettrice dei reclusi.
E’ il 1993, e da lì a poco per la Colombia cambia tutto: Pablo Escobar viene sorpreso in fuga sui tetti e ucciso il 2 dicembre. Nei mondiali statunitensi i ‘Cafeteros’ vengono eliminati nel girone a causa della sconfitta maturata con i ‘Gringos’ americano. Gli USA si impongono a sorpresa per 2-1, e la rete decisiva è in realtà un autogol di Andrés Escobar. Un errore che pagherà con la vita. Il 2 luglio del 1994, il difensore è raggiunto da 12 colpi di pistola sparati dalla guardia del corpo dei fratelli Gallòn Henao, ex uomini di Pablo Escobar in rampa di lancio dopo la morte del boss. E’ la fine di un’epoca per la Colombia intera. I due Escobar, due simboli, profondamente diversi, dell’asesa del calcio colombiano. Il buono e il cattivo, uniti dallo stesso cognome e dalla stessa morte.