Eduard Streltsov “il Pelè del Gulag” (II PARTE)

Posted By on Apr 13, 2016 | 0 comments


di Stefano Renzi

 

Inizia, dunque,  la persecuzione contro il giovane, definito “Stiljaga” – “decadente” – dai giornali sovietici. La campagna denigratoria sarà accompagnata da episodi ben più gravi: il 25 maggio 1958 Streltsov lascia il ritiro premondiale della nazionale per recarsi ad una festa insieme ad alcuni compagni. Qui conosce Marina Lebedeva. Il giorno seguente viene accusato di violenza sessuale sulla ragazza, vittima con ogni probabilità di un complotto politico, e condotto nel carcere di Butyrka a Mosca. Tra le mura del penitenziario Eduard viene interrogato dal Kgb, che lo invita a confessare, in cambio di rimandarlo subito nel ritiro della nazionale. In reatà è una trappola. Dopo dopo aver firmato la confessione Streltsov è condannato a 12 anni di lavori forzati e deportato in un gulag siberiano.
I sogni e le speranze di “Edik”, alla vigilia del mondiale in Svezia, sono infranti, così come quelli della nazionale sovietica di vincere i Campionati del Mondo. Il ragazzo rimarrà in Siberia per 7 anni, fino all’arrivo al governo di Breznev che annullerà la squalifica al giocatore e sancirà il rovesciamento di Kruscev. È il 1965 ed Eduard può tornare in patria, nella sua amata Torpedo. É assolutamente fuori forma, ma il talento non lo ha mai abbandonato. Trascina il club alla vittoria del secondo campionato, e tre anni più tardi conquista la coppa dell’URSS, venendo eletto calciatore sovietico dell’anno nel ’67 e nel ’68. Dopo aver collezionato 124 gol in carriera, si ritira nel 1970 a soli 33 anni, debilitato dalle fatiche dei lavori in miniera che gli provocheranno un tumore alla gola. Il cancro gli è fatale e Streltsov muore il 20 luglio 1990, un giorno prima di compiere 53 anni.
Eduard-StreltsovLe giocate sono rimaste nei cuori dei tifosi, ed ancora oggi in Russia il colpo di tacco è chiamato lo “Streltsov”. La Torpedo Mosca gli ha intitolato il proprio stadio, al di fuori del quale si trova anche una statua in suo onore. Riguardo l’arresto di “Edik” c’è uno studio decennale da parte di Eduard Maximovsky, avvocato penalista, che studiando le carte del processo lo ha dichiarato assolutamente ingiustificato. Lo stesso Igor, figlio di Streltsov, ha affermato che sul letto di morte suo padre si sia detto completamente innocente e vittima di un caso montato. Edik avrebbe sicuramente potuto scrivere la storia del calcio sovietico e forse anche una parte di quello mondiale; ma ha avuto comunque la sua piccola rivincita, togliendosi grandi soddisfazioni con la maglia a cui ha donato la sua intera carriera. Anzi, la sua vita.

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