di Gianluca Guarnieri
La contrapposizione tra allenatori e giocatori è accadimento frequente nel mondo del calcio, e quella che sta vedendo protagonisti Francesco Totti e Luciano Spalletti non è il primo caso nella storia giallorossa. Era già successo in varie epoche con grandi protagonisti. Uno dei casi più eclatanti riguardò il mitico “Piedone” Manfredini e Luis Carniglia. Il “Bomber” argentino non era sicuramente nel disegno tattico del mister suo connazionale, e il rapporto precario deflagrò in ostilità vera e propria all’inizio della stagione 1962-63 con la messa fuori squadra del numero 9. La Roma ovviamente non ne beneficiò e mostrò lacune pesanti in zona goal andando a perdere vari match, fino al momento del ripensamento societario: via il tecnico ex Fiorentina per il ritorno in panca di Alfredo Foni. Un ritorno fortemente voluto dalla tifoseria, esacerbata dalla decisione di Carniglia e pronta a contestare in maniera sonora la decisione tecnica. Ovviamente non esistevano i “social network” e le proteste si svolsero all’Olimpico e sotto la sede giallorossa, ma in maniera talmente accesa da far decidere l’esonero. La svolta ci fu, perchè il rientrante “Piedone” si scatenò fin dalla prima partita, segnando ben 3 reti al malcapitato Palermo in trasferta, e andando a vincere la classifica dei cannonieri con ben 19 reti, alla pari del bolognese Harald Nielsen. Altra contrapposizione storica quella di qualche anno più tardi tra Ciccio Cordova ed Helenio Herrera. Nonostante sia stato il “mago” a volere il funambolico nella Capitale, dopo un esordio in serie A con l’Inter, tra i due il feeling scarseggiò fin da subito, tanto da richiedere più volte la cessione al Presidente Alvaro Marchini, che diventò presto suocero del centrocampista, avendo sposato la figlia Simona, attrice di indubbio fascino e cultura. Cordova restò a Roma a lungo, anche poi nella gestione Anzalone, conclusa però in modo traumatico con il famoso passaggio alla Lazio di Lenzini. Una contrapposizione più recente riguardò Sven Goran Eriksson e Bruno Conti -Roberto Pruzzo. Il tecnico svedese dopo aver allontanato Capitan Agostino Di Bartolomei, reo di non far parte del suo disegno tecnico, cercò di mettere da parte anche il celebre duo d’attacco giallorosso, con prima Paolo Baldieri e poi con il danese Klaus Bergreenn al posto dell’ala campione del mondo nel 1986 e con Pruzzo sostituito da Tovalieri , con marcia indietro visto il ritorno possente del “Bomber” tornato cannoniere superstar, tanto da vincere la classifica dei marcatori con 19 reti, delle quali 17 nel girone di ritorno. Conti giocò persino da centrocampista centrale con tanto di improbabile maglia numero 6, dopo molta panchina. Situazione stagnante, fino alle dimissioni dell’allenatore scandinavo alla fine della stagione 1986/87. Con Liedholm di nuovo a Trigoria, Bruno tornò titolare e Pruzzo giocò nella sua ultima stagione, nel suo canto del cigno, da alternativa e a volte partner d’attacco di Rudy Voeller.