di Luigi Pellicone
Minuto 66 di Roma – Torino. Calcio d’angolo. Kostas Manolas salta più in alto di tutti e colpisce di testa il pallone che si posa lì, dove Padelli proprio non può arrivare. 1-1. Un gol importante, celebrato più con rabbia che con goia. Il centrale difensivo della Roma non corre verso il centrocampo, né cerca l’abbraccio dei compagni. Che invece cercano lui. Prima Rudieger, poi Nainggolan, interrompono il percorso del greco, frapponendosi fisicamente fra corsa e parole. Il tedesco fa da schermo. Il belga invece lo “calma”. Parlottano a lungo i due. E Manolas “raddrizza” la sua traiettoria.
Una partita a due facce, quella del centrale greco. Primo tempo da incubo: pronti via e lascia spazio alle conclusioni di Martinez che si permette anche un “sombrero”. Poi il fallo, ingenuo, che causa il calcio di rigore per i granata. Abbastannza per innervosirlo. Nessuno sa cosa sia successo negli spogliatoi. Manolas rientra con faccia scura, ma motivato a dovere. Trasforma la frustrazione in rabbia positiva. E rimedia al proprio errore. Poi però dopo il gol non riesce a trattenersi. Quella corsa non è dritta. Chi cercava? Cosa si sono detti con i compagni che lo hanno fermato? L’abbiamo chiesto proprio a Nainggolan….