di Antonio Capotosto
Verona-Milan 1987-88 (e all’Olimpico si giocava Roma-Napoli): Campionato 1987-’88, l’ultimo torneo a 16 squadre. L’incipit dei successi berlusconiani e il primo titolo di Franco Baresi con la fascia di capitano. Lo scudetto -l’undicesimo della storia rossonera- di Sacchi e Donadoni, del ventenne Paolo Maldini e i due olandesi (il terzo straniero poteva essere tesserato dall’annata successiva). Ma anche il tricolore di Pietro Paolo Virdis, il capocannoniere uscente decisivo per la rincorsa al Napoli. Il centravanti sardo sancì il blitz del Bentegodi alla sesta giornata: era il 25 ottobre, quando all’Olimpico Roberto Pruzzo realizzava l’ultimo centro in maglia giallorossa e Salvatore Bagni rompeva il gemellaggio tra la tifoseria partenopea e quella romanista. A Verona arbitrava Rosario Lo Bello, direttore di gara anche al San Paolo quel famoso 1 maggio. Oltre a Gullit e Van Basten, a Milanello arrivarono anche Carlo Ancelotti, Angelo Colombo e Roberto Mussi. Sulle rive dell’Adige invece era l’ultima stagione di Ferroni, Silvano Fontolan, Volpati, Sacchetti, Elkjaer e Di Gennaro: sei protagonisti dello storico scudetto. Dai gialloblu dell’Hellas a quelli di Sacchi. Non era ancora il Parma che nel decennio successivo insidierà le grandi del Nord, ma la squadra di Arrigo Sacchi entusiasmò Berlusconi dopo aver eliminato il Diavolo dalla coppa nazionale. Il presidente rossonero puntò con convinzione sul Profeta di Fusignano, nonostante l’uscita al secondo turno (ovvero i trentaduesimi) con l’Espanyol. Il resto è storia: in Italia, in Europa e nel mondo. Fa discutere ancora oggi il crollo dei partenopei, in vantaggio di quattro punti a cinque giornate dal termine. Anche se Virdis, in un’intervista rilasciata al Guerin Sportivo lo scorso anno, ha dichiarato: “In pochi ricordano che a San Siro battemmo il Napoli 4-1”.