di Massimo Fabi
Il Cholismo fa piangere anche il Bayern, con tutta la sua spietatezza e spirito combattivo. Anche eccessivo. Pieno recupero, l’Atletico deve stringere i denti per proteggere il passivo di 2 a 1 che manderebbe i Colchoneros a Milano. Simeone sceglie l’ultima sostituzione: dentro Savic, fuori Koke. Il team manager madrileno tuttavia non fa in tempo a sfruttare una rimessa laterale, battuta in fretta e furia dai bavaresi, ricevendo così dal tecnico argentino un duro colpo al braccio: l’adrenalina culmina sulle soglie dell’arroganza. Seppur tutto sia rientrato a fine gara, tra un sorriso e l’altro per il traguardo raggiunto, di fatto questo gesto poco nobile non può esser giustificato dalla circostanza che mancassero pochi secondi alla finale, in quanto tale spinta istintiva era stata preceduta da una collisione nella prima frazione avvenuta tra lo stesso Simeone e Ribery. Un fiume in piena l’allenatore di Buenos Aires, caduto in una rabbia che porta alla mente l’aspetto più rude del dna sudamericano. Come può spiegarsi questo impeto che può rovinarne l’immagine?
Al di là della normale tensione per la posta in palio, che il Cholo stia divenendo ‘prigioniero’ del suo personaggio, ossia del fenomeno calcistico che sta mettendo in crisi le grandi potenze e per questo amato e al tempo stesso odiato in tutta Europa? O trattasi anche di un nervosismo dettato dall’obbligo di portare qualcosa a casa, se si pensa alla possibilità più che concreta che l’Atletico termini secondo in Liga con gli stessi punti del Barcellona campione?
Simeone, ex atleta straordinario per carattere e temperamento, ha plasmato l’Atletico a sua immagine e somiglianza, e piaccia o meno il suo gioco, la disciplina trasmessa nello spogliatoio ha avuto esiti fin qui splendidi venendo esaltata anche come modello di successo imprenditoriale. Fondamentale però è che il Cholismo rimanga circoscritto alla forza mentale e tattica del gruppo non sfociando in un delirio d’onnipotenza discutibile dello stesso comandante, scontante in campionato una squalifica di tre turni dopo aver gettato volontariamente in campo un pallone per bloccare un contropiede avversario. Il Cholo e il suo calcio, classico e al tempo stesso rottamatore, stanno rubando la scena, ma si può rimanere vincenti e pieni di carica emozionale mantenendo comunque comportamenti leali, signorili, puliti. Controllare gli istinti più irrazionali o di bassa caratura morale gioverebbe d’altronde alla serenità dell’intero collettivo. Claudio Ranieri insegna.
Simeone, ex atleta straordinario per carattere e temperamento, ha plasmato l’Atletico a sua immagine e somiglianza, e piaccia o meno il suo gioco, la disciplina trasmessa nello spogliatoio ha avuto esiti fin qui splendidi venendo esaltata anche come modello di successo imprenditoriale. Fondamentale però è che il Cholismo rimanga circoscritto alla forza mentale e tattica del gruppo non sfociando in un delirio d’onnipotenza discutibile dello stesso comandante, scontante in campionato una squalifica di tre turni dopo aver gettato volontariamente in campo un pallone per bloccare un contropiede avversario. Il Cholo e il suo calcio, classico e al tempo stesso rottamatore, stanno rubando la scena, ma si può rimanere vincenti e pieni di carica emozionale mantenendo comunque comportamenti leali, signorili, puliti. Controllare gli istinti più irrazionali o di bassa caratura morale gioverebbe d’altronde alla serenità dell’intero collettivo. Claudio Ranieri insegna.