di Stefano Renzi
Ci sono giocatori che saranno ricordati in eterno per aver fatto la storia di un’intera nazione. Uno di questi è Alcides Edgardo Ghiggia, nato a Montevideo, Uruguay, il 22 dicembre 1926. Ala destra, sfrutta velocità e agilità nel dribbling. La stazza minuta, 169 centimetri per 62 chili, fu fondamentale per virare il suo interesse dal basket al calcio. Cominciò al Club Atlético Progreso, prima divisione uruguaiana. Nel 1948 fu acquistato dal Peñarol di Montevideo, club per il quale i suoi genitori facevano il tifo, ma il primo anno non trovò molto spazio. Nella stagione seguente divenne protagonista nella vittoria del campionato, segnando 8 reti con la maglia della prima squadra. Le sue prestazioni attirarono l’attenzione di Juan Lopez, tecnico della nazionale uruguaiana, che lo fece esordire il 6 maggio 1950. Da quel momento Ghiggia giocò 12 partite di fila con la “Celeste” mettendo a segno 4 gol, uno in ogni partita del Mondiale 1950. L’ultima, lo fece entrare nella storia del Calcio.
16 luglio 1950, Rio de Janeiro. Brasile-Uruguay, si assegna la Coppa del Mondo. Il Brasile guida il girone finale con 4 punti. l’Uruguay ne ha 3. I padroni di casa sono certi della vittoria: pronti caroselli e carnevali, vendute 500’000 maglie con la scritta “Brasil campeão 1950”. I giornali nazionali titolano “Estes são os campeões do mundo”. Insomma, la scaramanzia non è di casa in Brasile. Al Maracanã 200 mila spettatori -ancora oggi record imbattuto- festeggiano la rete dell’1-0 di Friaça.
I tifosi ospiti sono un centinaio, ma bastano per spingere la “Celeste” a siglare il gol del pareggio con Schiaffino, su assist di Ghiggia. Al Brasile basta un punto. E spinge, sicuro del trionfo, ma al 79′ il ventitreenne di Montevideo concretizza uno dei più grandi miracoli sportivi di sempre: tiro sul primo palo, portiere battuto. Secondo titolo mondiale per l’Uruguay e Ghiggia nella storia. Si compie il “Maracanazo”. I tifosi brasiliani sono distrutti, alcuni si tolgono la vita. Il governo annuncia 3 giorni di lutto nazionale.
Alcides, pochi giorni dopo la finale, fu riconosciuto in un locale e costretto all’inattività per quasi tutto l’anno a causa delle percosse. Ripresosi, vinse il secondo titolo nazionale con il Peñarol. Squalificato per 15 mesi dopo aver aggredito un arbitro, lascia dopo 169 presenze e 26 gol.
Il 31 maggio 1953 fu acquistato dalla Roma: 201 gare in sette stagioni, 19 reti. Nel ’60-’61 vinse la Coppa delle Fiere insieme all’altro eroe del “Maracanazo”, Schiaffino. Naturalizzatosi cittadino italiano, gioca in nazionale: breve e fallimentare parentesi, conclusa mancando la qualificazione ai mondiali svedesi del ’58. Nel 1962 conquistò lo scudetto con la maglia del Milan. Quindi tornò in patria nel Danubio FC, in cui rimase fino al 1968, anno del suo ritiro. Nel dicembre 2009 fu inserito nella Walk of Fame del Maracanã.
Ghiggia si è spento il 16 luglio 2015, ad 88 anni; proprio nel giorno esatto in cui, 65 anni prima, era entrato nella storia. Il destino ha voluto che fosse l’ultimo dei 22 giocatori del “Maracanazo” ad andarsene. Esattamente come, nel 1950, fu l’ultimo ad arrendersi.