ANTONIO CAPOTOSTO
Fabio Pecchia, centrocampista del Napoli per cinque stagioni. Nato a Formia l’attuale allenatore del Verona era arrivato per la prima volta in riva al Golfo nel ’93, dopo due anni nell’Avellino. La crisi finanziaria azzurra portò alle cessioni di Massimo Crippa e Gianfranco Zola al Parma , mentre Antonio Careca si trasferì in Giappone e Giovanni Galli al Torino. Ottavio Bianchi assunse la guida di general manager e per la panchina scelse Marcello Lippi. Alla prima giornata la Sampdoria dei nuovi acquisti Platt e Gullit espugnò il San Paolo, con Pecchia che al venticinquesimo minuto della ripresa subentrò a Gambaro: una sostituzione curiosa, considerato che proprio il centrocampista e il difensore sono stati i più impiegati dal tecnico viareggino. Fabio realizzò quattro reti e contribuì al ritorno in Europa dei partenopei. Il primo gol al Lecce, nella nona giornata: un segno del destino, considerato che undici anni dopo –con la maglia del Siena- proprio ai salentini realizzerà l’ultimo centro nella massima serie . I partenopei si classificarono sesti, al termine di un’ annata nella quale gli stipendi non vennero pagati per diversi mesi: Lippi e Ciro Ferrara andarono alla Juventus, mentre Daniel Fonseca e lo svedese Jonas Thern si trasferirono a Trigoria. Lasciarono invece il calcio a Sebino Nela, Francini e Corradini.
Nella stagione 1994-’95 sulla panchina del Napoli c’è Vincenzo Guerini. L’ex centrocampista viola degli anni Settanta venne però esonerato dopo 3 punti in sei partite; decisiva le pesante sconfitta nell’Olimpico biancoceleste, con Pecchia che tentò invano di riaprire l’incontro. La guida tecnica del club azzurro venne affidata a Vujadin Boskov, il quale portò i partenopei a ridosso dell’Eurozona. Nelle battute conclusive dell’ultima giornata Cannavaro e compagni si (ri)trovano virtualmente in Coppa Uefa, con l’Inter di Ottavio Bianchi che non riesciva ad arginare l’ostacolo Padova: risultato parziale 1-1, ma in pieno recupero Marco Delvecchio svettava di testa e riconsegnava l’Europa alla Beneamata, con il Napoli staccato di una lunghezza e i biancoscudati costretti allo spareggio con il Genoa.
Nell’annata 1996-’97 Ferlaino sceglie come allenatore Gigi Simoni e Fabio Pecchia assume i gradi di capitano. Il Napoli arrivò alla sosta natalizia secondo in classifica (in coabitazione con il Vicenza), ma alla ripresa accusò un calo e scese nella parte destra della classifica, con Simoni esonerato (reo di aver firmato un contratto con l’Inter) e sostituito dal tecnico della Primavera Vincenzo Montefusco. Nella coppa nazionale il Napoli raggiunse la finale con il Vicenza; nella gara d’andata Fabio Pecchia fece sognare il pubblico di Fuorigrotta con una girata al limite dell’area piccola, ma tre settimane più tardi al Menti i biancorossi annullarono lo svantaggio dell’andata e ai supplementari conquistarono un trofeo storico. Per i soliti problemi finanziari il centrocampista nato a Formia venne ceduto alla Juventus, come alternativa a Zidane. Ma a Torino non è riuscito ad ambientarsi al meglio e dopo una stagione si trasferì alla Sampdoria, con i blucerchiati retrocessi dopo diciassette anni. Stesso epilogo amaro sull’altra sponda del Po e nella stagione del ritorno a Napoli. Ritroverà il calore del pubblico partenopeo come vice di Benitez: la Coppa Italia vinta all’Olimpico quel maledetto 3 maggio e sette mesi dopo ecco la Supercoppa da dedicare a Ciro. Dopo tanti anni Pecchia che aspettava di condividere una gioia assieme popolo napoletano, realizza il suo sogno.