Cartoline dagli USA: Roma bella ma distratta

Posted By on Ago 4, 2016 | 0 comments


LUIGI PELLICONE

La parentesi americana conferma pregi e difetti di in una squadra nata per attaccare e ancora incapace di difendersi come dovrebbe. La Roma crea tante occasioni da gol, ma subisce molto. Questione di uomini, modulo o atteggiamento? La sensazione è che le colpe si equivalgano fra singoli, reparto e squadra. In chiave mercato gli innesti di Fazio e il possibile arrivo di Vermaelen creerebbero i presupposti per il famoso 3 e ½ che ha in mente Spalletti.

DIFESA Rientra Szczesny, per riprendersi il posto di titolare o la riserva a un portiere pagato 8 milioni di euro? L’equivoco va risolto. Alisson mostra qualità. Scattante, reattivo. In una parola: pronto. I problemi d’abbondanza sono piacevoli. Preoccupa il resto. In pesante ritardo Juan Jesus che paga i carichi di lavoro su un fisico pesante. Quando si asciugherà, ritroverà anche rapidità e brillantezzaManolas accusa cali di concentrazione preoccupanti. Non è da lui. Florenzi è attaccato e sorpreso alle spalle sebbene nasconda con corsa, volontà e qualità offensive le lacune difensive. Palmieri è quello, non gli si puà chiedere di più. Serve, come il pane, un terzino. Chi? Chiunque possa svolgere il ruolo con personalità ed esperienza specifica.

CENTROCAMPO – Solo note liete. Cresce Leandro Paredes, più di un’alternativa a De Rossi, che resta comunque la prima scelta davanti la difesa accanto all’inamovibile Strootman. Il centrocampista olandese è ormai considerabile recuperato. Nainggolan si trova molto a suo agio nel ruolo ritagliatogli dal tecnico toscano. Centrocampista “back to back”: i suoi inserimenti sono letali. Il belga può garantire, sebbene con caratteristiche diverse, i gol e i numeri di Pjanic. Nainggolan non ha i piedi del bosniaco, ma gli è superiore per consistenza fisica e agonistica e “presenza” mentale lungo l’intero arco del match. Gerson ha talento e si vede anche grande personalità, ma per ora è ordinato, fa il suo. Impara a conoscere i compagni e sbaglia poco. Il modo migliore per approcciarsi a una realtà nuova.

ATTACCO – Dzeko sbaglia ancora sotto porta, ma ha ritrovato confidenza con la via della rete. Il bosniaco è sempre andato a segno. Si muove meglio, è nel vivo del gioco, non sembra avulso e apatico come lo scorso anno. Salah è sempre devastante quando parte negli spazi ma non ha limato il difetto di perdere quel tempo di gioco che a volte lo penalizza. El Shaarawy abbina corsa e qualità. Totti dispensa pillole di classe e manda in porta persino Iturbe che però è sempre lui: un tester di crash test, più che un calciatore. Riceve palla, abbassa la testa, punta la difesa e ci sbatte contro. Spalletti ha pazienza e necessità di aspettarlo, complice la coppa d’Africa che lo priverà di Salah. E c’è sempre un Perotti per tutte le stagioni. Il sudamericano può giocare in tutti e tre i ruoli. Iturbe quinta o sesta scelta, anche partente, a patto che arrivi il famoso terzino che permetta di spostare Florenzi come esterno sinistro. Spalletti lo ha “battezzato” come tale ma per necessità il ragazzo continua a giocare basso a destra.

 

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