Alessandro Paparella
La premessa è che comunque l’Arsenal deve dire grazie a Wenger per questi vent’anni. Perché se il Chelsea è diventato una grande grazie ai soldi di Abramovich e il City grazie a quelli dello sceicco Mansour, l’Arsenal lo è rimasta grazie al lavoro di Wenger. Perché se comunque in vent’anni vinci tre Premier League, 6 FA Cup, 6 Community Shield e ti qualifichi sempre per la Champions League (e passi sempre il girone tranne una volta) qualcosa di buono hai fatto. Ma se il primo decennio di Wenger è stato ottimo, il secondo è stato assai deludente. E ormai la situazione non è più sostenibile. È facilmente percepibile che Wenger stesso non abbia più le energie e la voglia di un tempo, nonostante a parole lasci intendere il contrario. Quando scorri il calendario e ti accorgi che alla prima giornata ricevi il Liverpool e alla seconda visiti il Leicester campione in carica non ti puoi permettere di iniziare la stagione con una difesa rabberciata e di dare ferie aggiuntive a parte della squadra. In palio ci sono subito punti pesanti, anche con scontri diretti. Ieri erano assenti Ozil, Giroud, Koscielny, più gli infortunati Gabriel e Mertesacker, tanto per citare le principali. Se sai che il tuo capitano (Mertesacker) si è rotto il ginocchio e rimarrà fuori per 5-6 mesi hai l’obbligo di presentarti alla prima di campionato con il sostituto. Che alla fine (forse) arriverà, e dovrebbe essere Mustafi. Anche una buona presa, ma perché non fare uno sforzo per averlo subito, anziché affrontare il Liverpool con una coppia centrale composta da Holding e Chambers, il primo all’esordio assoluto in Premier League, l’altro un ex terzino destro che Wenger sta cercando, con scarsi risultati, di trasformare in un centrale? Ieri l’Arsenal è stato fortunato a trovare un avversario anch’esso acerbo, che sull’1-4 si è fermato e ha rischiato persino di non vincere la partita. In contesti simili anni fa andò molto molto peggio, impossibile dimenticare l’asfaltata per 8-2 rimediata a Old Trafford nell’agosto 2011. I punti interrogativi non sono finiti. Se paghi Xhaka 35 milioni di sterline perché non farlo giocare dall’inizio (tra l’altro quando è entrato ha fatto anche abbastanza bene)? Per quale motivo ostinarsi a non comprare un attaccante in grado di far rifiatare Giroud, visto che quando il francese è assente le alternative sono Sanchez e Walcott da schierare fuori ruolo (ci sarebbe anche Welbeck, che se va bene però tornerà nel girone di ritorno)? Eppure Vardy lo avrebbe preso se il giocatore stesso non avesse detto “no grazie”. Quindi anche Wenger è convinto ci sia un buco in quel reparto, salvo non tapparlo. L’impressione è che negli ultimi anni Wenger abbia dei tempi di reazione biblici sul mercato, basti pensare a quante stagioni ci ha messo per dotarsi di un portiere degno di tale nome. In sostanza, la stagione dell’Arsenal inizia lasciando presagire che i Gunners reciteranno anche quest’anno il ruolo di eterni incompiuti. Poi la squadra al completo non è affatto male e un buon piazzamento potrebbe conquistarlo anche quest’anno, ma per il titolo si capisce subito come ci siano squadre più attrezzate. Il contratto di Wenger scade a fine stagione e forse sarebbe meglio per tutti che le strade si separino. L’Arsenal ha assoluto bisogno di uscire da una situazione di calma piatta che va avanti ormai da una decade abbondante. A volte si dice che se ami tanto una persona devi avere anche il coraggio di lasciarla andare, per il suo bene. Wenger, che sicuramente ama l’Arsenal, quantomeno dovrebbe iniziare a pensarci.