di Michele Plastino
Il calcio è uno sport meraviglioso ed in Italia amatissimo. Eppure qualcosa ci fa capire che si sta prendendo una brutta china. Troppa gente non va più allo stadio. E a Roma ancora di più, la Lazio per i motivi noti anche se molti vogliono deformare la realtà. La Roma, così come la Lazio, ha anche il problema di principio e non solo delle barriere in curva, ma poi si aggiunge l’impossibilità di parcheggiare e il tortuoso e faticoso percorso per arrivare allo stadio. Anziani out, e anche chi ha momentanee menomazioni, troppi chilometri a piedi e taxi e autobus tenuti lontani. Ma poi c’è Napoli dove il distacco è ancora più evidente e urlante, considerando la passione partenopea e il secondo posto dello scorso anno. E il Milan non ne parliamo, sembra anni luce lontano il momento dei record di abbonamenti. E così via un po’ tutti gli altri a parte la Juventus. Stadio nuovo, organizzazione perfetta e grandi risultati, ma anche se sembrerà strano ritengo l’ultima ragione la meno rilevante. Le vittorie aiutano sempre, ma l’organizzazione e quello stadio che da idea di condivisione, presenza, appartenenza è di per sé attraente e soprattutto “inglese”. Per il resto tutto sembra un grande baraccone di sottocultura dove regna tutto fuorché l’appartenenza e la passione vera. Tutto è virtuale, sembra finto. Per questo quando si realizza un sogno tipo Leicester si infiammano i nostri cuori. In Italia o ti tieni qualche presidente despota o speri nello straniero di turno e se hai un sogno lo distruggi subito per una email non arrivata (vedi Sassuolo Pescara 0-3), con i neroverdi che ci avevano illuso per un attimo di stare in Premier. Ma noi fra poco saremo costretti a fare trasmissioni televisive con i sottotitoli cinesi. E magari non è neanche un malaugurio.