Francesco Maiocchi
Il 2016 del Milan era cominciato con le ambizioni europee, presto ridimensionate dalla classifica sempre più infelice. Pian piano più che del campo si è parlato delle questioni societarie. Closing, cinesi, Fassone e il mercato condiviso hanno fatto da padrone. Il mercato ha dato poche gioie e tanto motivo di rabbia, ma col passare dei mesi è cambiato tutto. Montella ha fatto crescere la squadra, più o meno la stessa che combinava disastri 2 mesi prima, e l’ha portata di nuovo tra le grandi. Da squadra che aveva paura di giocare a squadra che non vede l’ora di ricominciare. Il 2016 si è concluso nel migliore dei modi nonostante in campionato i rossoneri abbiano combinato poco. La Supercoppa ha cambiato tutto. Ovviamente vincere un trofeo dopo 5 anni ha dato grande gioia, ma è ancora più importante tutto quello che ne deriva. Prima di tutto il Milan ha dimostrato di potersela giocare con tutti, Juventus compresa. Nei 90 minuti i ragazzi di Montella hanno dimostrato di poter mettere sotto anche i più forti d’Italia e nei prossimi mesi la consapevolezza nei propri mezzi può solo che aumentare. Le uniche note stonate sono le condizioni di Bacca e Niang in crisi di gol, ma per un’abile psicologo come Montella è un problema facilmente risolvibile. Dicembre però non è stato solo il mese della Supercoppa e dei 4 punti in campionato. Dicembre doveva essere il mese del closing, rimandato almeno fino a marzo del 2017. Non è solo questione di data, ma anche di mercato visto che i rossoneri ora sono impossibilitati negli acquisti. Probabilmente l’Europa che conta arriverà la prossima stagione e di questo 2016 per fortuna rimarrà impresso solamente dicembre. I mesi di carestia sono cancellati e nella mente rimarrà solo l’Aeroplanino che scende dal volo di ritorno con in mano un trofeo. Rimarrà solo il ritorno del Milan. Un grazie va al mister, ma anche al presidente Berlusconi che ha regalato, tra alti e bassi, 29 gioie ai rossoneri.