Alessandro Paparella
Il 2016 è stato senza dubbio l’anno di Cristiano Ronaldo. Pallone d’Oro, Champions League, Supercoppa Europea, Mondiale per Club e soprattutto l’Europeo con il Portogallo. In queste ore il suo procuratore Jorge Mendes ha definito l’impresa dei portoghesi paragonabile ad un eventuale scudetto del Genoa in Italia. Probabilmente ha un po’ esagerato, visto che comunque i lusitani sono una buona squadra, ma di sicuro non partivano coi favori del pronostico, anzi. I compagni di squadra di Cristiano al Real Madrid, specie il tedesco Kroos e il croato Modric lo dileggiavano un po’a fine stagione: “Vacanze lunghe quest’anno Cris”. La spedizione in terra francese parte a fari spenti. Un deludente 1-1 all’esordio contro l’Islanda, poi lo 0-0 contro l’Austria con Ronaldo che calcia sul palo il rigore della possibile vittoria. Sono evidenti ancora le scorie di una stagione massacrante dal punto di vista fisico, che hanno costretto Ronaldo a giocare la finale di Champions in condizioni precarie. Il grande campione però si vede nel momento del bisogno, e la svolta dell’Europeo portoghese arriva in un afoso pomeriggio di Lione contro l’Ungheria. Nella ripresa, sul 2-1 per i magiari, il Portogallo è fuori dall’Europeo, quando Ronaldo si inventa di tacco uno dei gol più belli della storia della competizione. L’Ungheria torna ancora in vantaggio, ma Ronaldo di testa segna la rete che manda i lusitani agli ottavi come migliore terza. Qui entra in gioco la dea bendata, che regala a Ronaldo e compagni una parte di tabellone non certo proibitiva. C’è però da giocare l’ottavo contro la Croazia, favorita e non di poco nei pronostici della vigilia. Il Portogallo soffre ma passa ai supplementari con il gol di Nani (con Ronaldo che ha recuperato palla a inizio azione nella propria metà campo) e successivamente elimina ai rigori la Polonia nei quarti (Ronaldo segna il suo). In semifinale non c’è il Belgio (altra squadra che godeva di ben altra considerazione) ma il Galles di Gareth Bale. La sfida nella sfida con il compagno al Real è stravinta da Ronaldo, che nella ripresa sblocca di testa l’incontro, poi finito 2-0. Impressionante come sia riuscito a svettare in mezzo ai colossi gallesi, mettendo in mostra tutto il suo repertorio di assoluta completezza. In finale c’è lo scoglio più duro da affrontare, la Francia padrone di casa. Tutto sembra essere contro il Portogallo, lo Stade De France completamente esaurito, i Blues padroni di casa che possono contare su giocatori come Pogba, Griezmann e Payet, la tradizione che vede i portoghesi a secco di trionfi internazionali. E, come se non bastasse, anche il destino ci mette lo zampino, togliendo di mezzo per infortunio dopo pochi minuti proprio Cristiano Ronaldo. Qui inizia per il fuoriclasse in maglia numero 7 un’altra partita, quella che lo vede di fatto allenatore in campo per 120 minuti. Si sgola, incita i compagni e sbraita in panchina con movenze da far invidia ad Antonio Conte. Il Portogallo vince ai supplementari con il gol di Eder e Ronaldo solleva nel cielo di St Denis il trofeo forse più importante della sua carriera. Nel mese in terra francese Ronaldo ha mostrato i motivi per cui è il migliore giocatore del mondo. Oltre ad essere tecnicamente un giocatore privo di difetti è anche in grado di essere un vero leader, di migliorare il rendimento di chi gioca assieme a lui e di essere sempre e comunque da esempio per i compagni, per come si allena e per come vive la propria professione. Con buona pace dei detrattori che, almeno per quest’anno, bene farebbero a rimanere confinati in un dignitoso silenzio.