Roma, il cuore non basta

Posted By on Mar 16, 2017 | 0 comments


Luigi Pellicone

In un Olimpico che torna a ruggire, la Roma va a caccia del…Lione che gli scappa via con a qualificazione sottobraccio. Un verdetto severo, per i valori emersi nei 180′, ma inevitabile: non si possono regalare tre reti in Europa e pensare di cavarsela.

Pronti via, la Roma c’è. Spalletti ha lavorato parecchio sulla testa dei calciatori: “4-2 è come 1-0” un antra penetrante. Numeri dal peso specifico diverso, nella mente di chi deve recuperare. Non a caso la Roma scende in campo con determinazione. Subito una traversa e una prodezza di Lopes. Tanto per capire l’aria che tira. Peccato che la determinazione non faccia rima con l’attenzione. Il primo blackout (il terzo in totale nell’arco dei 180′)  costa il gol e, a conti fatti, la qualificazione. Succede quello che non dovrebbe. La Roma delle torri, è beffata su calcio da fermo. Ancora una volta. É successo con il Porto, riaccade con il Lione. Il gol di Diakhaby, ancora lui: un conto aperto, il suo, con la Roma: 3 gol in 4 partite e 2 contro i giallorossi.

La salita diventa una scalata. Questa Roma, però, è diversa. Reagisce. La testa risponde, le gambe reggono. Strootman di prepotenza trova subito il gol del pari. Una rete che serve a ritrovare fiducia. La Roma macina gioco e occasioni ma Lopes è in serata di grazia. Alla prodezza su Rudiger, ne aggiunge altre due su Strootman. L’inerzia del match è giallorossa, anche se figlia più di nervi e di cuore, che di gioco. Ossessionata dalla vittoria, quasi disperatamente, la Roma ferita corre alla ricerca di due gol. Ne trova uno. Gliene serve un altro. Inseguito sino al 95′. Con tutte le forze possibili. Ne getta tante, la Roma, anche di più. L’ostacolo è alto, scalarlo è difficile. Finisce 2-1. Una vittoria che non serve e acuisce l’amarezza per un obiettivo sfuggito via contro una squadra apparsa nel complesso inferiore, ma capace di tesaurizzare gli errori giallorossi. É bastato un tempo giocato male, per uscire. Nel complesso il 4-5 è un verdetto duro, amaro, forse anche ingiusto. Non c’è tempo, però, per recriminare. La Roma deve ripartire da quanto di buono mostrato e far tesoro degli errori commessi. Ha nelle gambe e nella testa le qualità per centrare gli obiettivi che restano: secondo posto in campionato e qualificazione alla finale. E il dovere di crederci.

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