Antonio Capotosto
”Carmignani-Bruscolotti-Pogliana-Burgnich”. Burgnich? Proprio lui, che dopo dodici stagioni di Inter si è trasferito al Napoli nel ’74. Alla prima annata in riva al Golfo ha sfiorato subito lo scudetto, con Luis Vinicio sulla panchina partenopea.
Il campionato di ”Core n’grato Altafini”, concluso a due lunghezze dalla Juventus di Josè. La prima stagione napoletana anche per il difensore La Palma, l’unica dell’ex granata Rosario Rampanti. Per la Vecchia Signora è stato il sedicesimo tricolore: l’ultimo di Capello, Benetti, Anastasi, Piloni, Longobucco. Il primo di Gentile e Scirea. L’unico di Oscar Damiani e Fernando Viola.
L’estate del 1975 verrà ricordata soprattutto per la cifra spesa da Corrado Ferlaino per l’acquisto dal Bologna di Giuseppe Savoldi: i sindacati sostenevano che con quei soldi era possibile rimborsare gli stipendi arretrati dei netturbini di Napoli. Quando ‘Mister due miliardi’ sbarcava nel Golfo, suo fratello Gianluigi tornava dopo due anni a Villar Perosa, anche se non verrà mai utilizzato. Savoldi junior era approdato per la prima volta sulla sponda bianconera del Po nel 1970, totalizzando 11 presenze nella massima serie e tre nella Coppa delle Fiere.
Nell’annata successiva la Vecchia Signora ha festeggiato il quattordicesimo scudetto, con Gianluigi in campo dodici volte: era l’ultima stagione tra i pali della Juve di Pietro Carmignani, il quale si è poi trasferito a Napoli per restarvi fino al ’79, ultimo anno -anche- di Beppe. Nella stagione 1972-’73 in casa Savoldi vi sono stati due festeggiamenti: un altro tricolore bianconero e il titolo di capocannoniere di Beppe in coabitazione con Rivera e Paolo Pulici (l’unica volta in tre). Gianluigi Savoldi è scomparso il 13 aprile 2008: se per Beppe il triumvirato Napoli-Atalanta-Bologna rappresenta un fascino particolare, Napoli-Juventus è la partita del cuore.