Luigi Pellicone
Dal derby perso, male, a una sfida complicata quanto decisiva per il secondo posto. La Roma si presenta all’esame di San Siro con le spalle al muro. Ha un punto di vantaggio sul terzo posto, un calendario scomodo e l’aggravante aritmetica. Impossibile totalizzare 11 punti in quattro partite. Servirà dunque vincere, sempre, per essere certi della qualificazione diretta in Champions. Arrivare terzi, sarebbe deludente più che fallimentare. “La Roma è davanti al Napoli, ovvero di chi è arrivato secondo lo scorso anno. Vediamo come e dove si finisce, poi si tirano i conti, ma vi ricordo che quando ho iniziato ad allenare la Roma era dietro a Napoli, Fiorentina ed Inter”.
Un miglioramento che non è sfuggito a Monchi. Lo spagnolo ha “corteggiato” Spalletti: senza mezzi termini, vorrebbe lavorare ancora con il tecnico toscano. E con Totti, ma come direttore tecnico. Una scelta che, di fatto, ha chiuso la carriera a Roma del capitano giallorosso. Spalletti aveva dichiarato che senza Totti sarebbe andato via anche lui. Un discorso da rimandare a fine campionato. L’unica certezza è che i tecnico è contrario al ritiro della numero 10. “La maglia non muore. Prima di Totti l’aveva Giannini. Significa levare i sogni a un bambino che sogna di indossarla”. A proposito di ragazzi. “I manichini sono una forma di livore, un attacco gratuito. Come quello che ho subito quando si parla dei miei figli per analizzare la Roma. Invito firme prestigiose (Vocalelli, ndr) a criticarmi personalmente, senza mettere in mezzo dei ragazzi. Sono studenti, vanno a scuola e all’università, avrebbero il diritto di essere lasciati in pace”.
Capitolo formazione: la squalifica di Rudiger potrebbe spingere alla linea difensiva a 4, considerando anche che il Milan si schiera contro il tridente. Scelte obbligate, a meno che non ci siano sorprese come Grenier o Gerson. Sinora accantonati, o poco utilizzati. Difficile rivederli in campo anche a San Siro. Spalletti si prende questa responsabilità.