Nicola Ciacciarelli
La Juve stacca il biglietto per Cardiff, completa l’opera e bissa la vittoria dell’andata. Stavolta il 2-0 arriva già nei primi 45 minuti. A nulla vale, seppur meritato, il gol del gioiellino Mbappè.
A decidere la gara due uomini di provata esperienza internazionale come Mario Mandzukic e Dani Alves. Due poli opposti. Un croato ed un brasiliano. Il primo fa della fisicità e dell’agonismo la sua forza, il secondo preferisce la fantasia, l’estemporaneità, l’improvvisazione. Almeno fino a qualche mese fa… Sì perchè l’ultimo segmento di stagione sta mostrando un Dani Alves diverso, non è un sacrilegio dire migliore. Almeno se lo si paragona al ragazzo dei primi tempi di Torino. Tatticamente anarchico, un po’ indolente, a volte altezzoso, il trentaquattrenne di Juazeiro ha cambiato marcia dopo l’infortunio a Genova. Dani, sorpassato nelle gerarchie da Lichtsteiner, si è ripreso il posto nello starting eleven grazie a dedizione e diligenza tattica. Il piede, d’altronde, è rimasto fatato come quello di Barcellona e i chilometri risparmiati nella prima parte dell’annata stanno tornando utili adesso. A Maggio, quando tutto si decide. Una svolta a tutti gli effetti la sua. A stimolarlo l’inizio delle sfide ad eliminazione diretta in Champions. A partire da Porto, dove sigla il 2-0 da neoentrato, poi un gran doppio confronto contro il Barcellona. Esaltato dal dover affrontare i suoi ex compagni, il brasiliano ha mostrato i muscoli, usando la spada nel momento del bisogno. Fino ad arrivare ai 180′ contro il Monaco: un gol e tre assist, bastano? Insieme a Cuadrado è divenuto la vera arma illegale dei bianconeri. Da terzino in una difesa a quattro, esterno di centrocampo o, addirittura, da rifinitore dietro Higuain. Nessuno può occupare così tante posizioni in campo.