Francesco Falzarano
Prima in casa per il Benevento che sfida il Bologna di Donadoni. Baroni cambia due pedine rispetto al match con la Sampdoria. Di Chiara prende il posto di Letizia a sinistra, e davanti rientra dal ‘1 Ceravolo, sebbene “la belva” non sia al meglio della condizione. Cornice importante al Vigorito, quasi quindicimila spettatori. Ansia che attanaglia tutti gli spettatori. Sugli spalti, facce note, persone che hanno visto il Benevento in tutti i campi d’Italia, campi impolverati, quando la serie A era un lontano ricordo. Alle 18 si comincia. Il caldo la fa da padrone, così come il tifo della curva. Primo tempo sostanzialmente equilibrato, il Benevento gioca, si sbatte, crea, corre, ma è il Bologna a far paura con Di Francesco. Poi è Destro, che si divora letteralmente il vantaggio. Il Benevento risponde con un tiro alto di Ciciretti, ed una conclusione di Ceravolo. Nella ripresa il Bologna alza il pressing, il Benevento spinge e subisce in contropiede la rete dello 0-1. Dopo qualche minuto di smarrimento, il Benevento assedia la porta del Bologna, fermato da un grande Mirante. Al ’98 arriva il pari di Lucioni, lo stadio esulta, lo speaker urla, il VAR blocca tutto è fuorigioco. Cosa resta ? Il Benevento gioca, crea, fa calcio, come ha detto Baroni in conferenza “siamo anche bellini, ma i bellini non fanno punti”. Potremmo sintetizzare tutto in queste affermazioni. Ma soprattutto, semplicisticamente, una squadra che deve salvarsi, e la sua casa è il suo fortino, non può prendere goal in contropiede. Spostandoci con l’occhio più in là, purtroppo ci si accorge di un Benevento fragile, ancora troppo fragile per la serie A. Manca fisicità, manca esperienza nella categoria, manca la spina dorsale. Una campagna acquisti che lascia non poche perplessità, povera di calciatori che di serie A ne hanno masticata. All’orizzonte l’arrivo di Memushaj, che fatti alla mano pesa ben poco nella rosa giallorossa. In città si spera negli ultimi giorni di mercato, ma le sensazioni non sono buone. Pensando al campo, dopo la sosta ci saranno Torino, Napoli e Roma. Servono punti, ma sarà difficile. Resta la prestazione, ancora, l’identità e l’idea di calcio, basi ottime per poter costruire la salvezza.