Una sfida per certi versi molto simile a quella di due settimane fa con il Crotone per l’Inter di Spalletti: attacco totale contro difesa e ripartenza, sbloccata sul finale, su palla inattiva, con il gol di un difensore. Ci sono voluti 87 minuti per segnare al Genoa di Juric, quello del “caos organizzato”, quello che ti prende ad uomo, a tutto campo, braccandoti come un setter nel momento della caccia. La rete decisiva è di D’Ambrosio, che indirizza di testa il corner di Joao Mario sfruttando la sufficienza di Rigoni in marcatura.
E’ la seconda partita di fila (Bologna e Genoa) in cui l’Inter inciampa su avversari che in fase di non possesso mantengono il riferimento delle marcature sulle pedine e non sul pallone, e questo “trattamento speciale” riservato ai nerazzurri sembra essere piuttosto indigesto ai meccanismi della squadra. Con in Bologna è stata sofferta la mancanza di “peso” in mezzo al campo per combattere nei duelli fisici, e allora contro i genoani Spalletti opta per Brozovic, e non Joao Mario come a Bologna, dietro ad Icardi. La scelta di per sè è stata corretta, dato che il croato è risultato uno dei migliori in campo dell’Inter (colpisce anche un palo al 45′), ma comunque ci sono stati problemi di eccessiva lentezza nella circolazione del pallone.
L’Inter ha trovato di fronte un avversario ben preparato, organizzato, e in grande smalto fisico (non si direbbe guardando la classifica: il Genoa aveva fatto solo 2 punti in 5 partite), che ha sempre messo in pressione il centrocampo dell’Inter con uscite aggressive, ripetute, e costanti. Non era un compito facile segnare a questo Genoa, è vero, ma l’Inter di certo poteva dimostrare qualcosa di più, soprattutto in personalità: pochi duelli 1 vs 1 tentati, e quindi vinti, poco movimento generale, poco coraggio, poca velocità nel cambiare il gioco per smuovere la fitta difesa ospite.
Ancora una volta è una scheggia impazzita ad accendere il fuoco a Spalletti. Ma la legna andrà riposizionata, prima o poi, in maniera differente, se si vuole accendere il fuoco più alto di tutti.