di Alessandro Nardi
Le due squadre non hanno una grandissima tradizione a livello calcistico, non fanno parte dell’
elité del calcio mondiale (la Danimarca oltre alla vittoria del Europeo del 1992 e la successiva Confederation cup non
ha vinto più nulla. L’Irlanda neanche quello) ed insieme contano solo sette presenze ai Mondiali. Ad ogni
loro partecipazione però hanno sempre ben figurato: la Danimarca ha raggiunto due volte gli ottavi di finale
ed una volta addirittura i quarti, nel 1998, quando dopo aver superato il proprio girone ed aver
successivamente “asfaltato” la Nigeria (1-4) si sono dovuti arrendere al Brasile dopo una vera e propria
battaglia terminata 3-2 ed aperta al 2’ da un gol firmato dall’ex “italiano” Jorgensen, ribaltata poi dalla
classe di Bebeto e Rivaldo. L’Eire invece si conferma da sempre come una squadra molto ostica da
affrontare, nelle sue tre partecipazioni si è fermata due volte agli ottavi ed una ai quarti di finale. La sua
ostilità l’ha dimostrata anche contro di noi, nel nostro mondiale l’abbiamo affrontata agli ottavi
sconfiggendola solo per 1-0 con non poche difficoltà, mentre quattro anni dopo, nel mondiale americano ci
batterono col medesimo risultato nella famosa partita in cui Roby Baggio diede del “pazzo” a Sacchi che lo
aveva sostituito. La Danimarca ha sprecato tempo nelle prime partite, dove ha anche perso lo scontro
diretto con la Polonia, quando mister Hareide cambia moduli e giocatori prima di trovare la quadratura del
cerchio con il 4-3-3, ma continuando a cambiar ruolo continuamente ai giocatori. Basti pensare che Eriksen,
la vera stella e leader della squadra, ha giocato sia da trequartista, sia da seconda punta, che da regista nel
4-3-3. Inoltre, soprattutto nelle prime partite ha istituito un’alternanza abbastanza singolare tra il portiere
Schmeichel (altro punto fermo della sua squadra) e la sua riserva Ronnow. Da tenere d’occhio anche
Delaney, che pur giocando poco nel Werder Brema segna molto spesso, al centravanti del Feyenoord,
Joregensen, che prima d’infortunarsi aveva iniziato bene la sua annata ed agli ex “italiani” Kiaer e Bendtner,
e la “stellina” dell’Ajax Dolberg, poco utilizzato in queste qualificazioni. L’Irlanda si dimostra coerente con la
sua storia, mettendo in mostra una forte amalgama di squadra, aiutata anche dal fatto che il tecnico si è
affidato quasi sempre agli stessi uomini, ed una gran fase difensiva. A questo proposito, ancor più dei soli sei
gol subiti in tutto il girone è utilissimo sapere che nelle partite fuori casa, dove non doveva “fare” la partita
la squadra di O’Neill è stata quella che ha fatto più punti nel girone, mentre nelle partite casalinghe risulta
essere solo quarta. In questo senso pesano enormemente la sconfitta contro la Serbia, ma soprattutto il
pareggio contro la modesta Austria. Da tenere d’occhio McClean e Murpy, che con i loro gol hanno
trascinato l’Eire a questo spareggio ed il rientro di Coleman. Lo sfortunato terzino destro dell’Everton,
titolare inamovibile, ad aprile si è rotto la gamba nel derby contro il Liverpool ed ha dovuto saltare tutto il
resto del girone.