Nicola Ciacciarelli
Svolta sì, svolta no. Il tempo è galantuomo e ci dirà se il tennistico 6-2 con cui la Juventus passa ad Udine darà il la a il cambio di passo tanto agognato da Allegri. Juve tenace, bella a tratti, ma anche sbadata e un po’ folle. Una follia sana. Di quelle necessarie a motivare e ravvivare una squadra talvolta piatta, che guadagna tre punti con l’uomo in meno. I campioni d’Italia pagano solo in parte l’ingenuità di Mandzukic. Ecco, della follia del croato Allegri avrebbe fatto tranquillamente a meno.
Senza dubbio meno solida e più sregolata la Juve versione 17/18. I bianconeri, in Friuli, subiscono ottava e nona rete in campionato, ma il bottino di quelle segnate è ragguardevole: 27. Sul risultato finale della Dacia Arena pesano come macigni i calci piazzati. Da tre cross (due di Dybala e uno di Pjanic) arrivano altrettanti gol di Madama, a sua volta colpita dai padroni di casa su palla alta in occasione del 2-2 firmato Danilo. I campioni d’Italia, subito il pari, hanno cambiato passo. Corti, più stretti e compatti. E tutto questo con l’uomo in meno. L’ingenuità di Mandzukic fa parte di 90 minuti a tratti indecifrabili che ci consegnano una Juve ballerina, ma tornata a graffiare al momento opportuno.
Il 4-2-3-1 cinque stelle extralusso lascia intavedere qualche crepa. La solidità della Vecchia Signora è ondivaga. Eppure la sensazione è che questa Juve possa decidere quando e come accelerare per riprendersi vetta e campionato. Sei gol non sono frutto del caso. Dybala ed Higuain rimangono a secco, lasciando il proscenio ad un triplo Khedira, sacrificando il loro talento dietro la linea della palla. Il Paulino visto dopo il rosso a Mandzukic è giocatore di sostanza, che abbandona il fioretto per la sciabola. Più centrocampista e dunque lontano dalla porta, ma anche con più spazio per agire. Evitando di calpestarsi i piedi con Higuain. Per ritrovare una Juve costante servirà il ritorno delle giocate estemporanee, anche un po’ folli sì, della Joya con il dieci sulle spalle.