di Giorgio Dusi
Apollon, Bologna, Verona. Il solito leitmotiv, legato alle vittorie, che si ripropone. In un momento non così facile, senza Gomez a pieno regime, l’Atalanta risponde da squadra e con le vittorie, con protagonisti diversi, con volti vecchi e nuovi a battere il ritmo. Nell’undicesima giornata di Serie A 2017/18 gli orobici fanno tappa in Friuli, a Udine, alla Dacia Arena. Ad attenderli la squadra di Delneri, fresca di vittoria a Sassuolo post-due-a-sei interno contro la Juventus. Stati di forma e mentali differenti, sei i punti di differenza in classifica, ma l’Europa incombe e la panchina, almeno in avanti, rischia di essere un pizzico corta.
Gasperini, dopo il turnover, affronta anche il problema delle scelte forzate. Ovviamente non cambia il 3-4-2-1, modulo che potrebbe dare tanto fastidio al 4-3-3 – o 4-4-2 che dir si voglia, essendo i movimenti e gli interpreti esattamente gli stessi in entrambi i casi – per una questione di superiorità numerica a centrocampo che crea problemi sostanzialmente a tutte le avversarie. In difesa, davanti al rientrante Berisha, riposerà Caldara, mentre Hateboer non è a disposizione sull’out di destra. Rientra Spinazzola sulla corsia mancina, mentre Cristante può avanzare per aiutare l’attacco composto da Ilicic e Petagna.
La scelta di portare qualche metro avanti l’ex Pescara e Milan è ovviamente tutt’altro che inedita, ma forse le lacune difensive dell’Udinese, dimostrate a più riprese, possono essere sfruttate meglio dalle individualità, ragion per cui gli occhi vanno puntati su Riccardo Orsolini, in panchina dal 1’ ma, in caso Gomez non dovesse farcela (è convocato, ma non al meglio), prima alternativa per creare gioco e offrire spunti. L’ex Ascoli ha per ora raccolto scampoli di partita non sempre significativi, ma ha le stimmate per essere il prossimo giovane rampante. Gli servono lo spazio e le occasioni per dimostrarlo.
Udine può essere la tappa giusta anche per consacrare alcuni prospetti interessanti che sono in crescita, discorso che vale soprattutto per Castagne, qualitativamente e tecnicamente più dotato di Hateboer, seppur meno fisico. Su un campo difficile, ma non impossibile, Gasperini prova l’ennesimo salto: le vittorie arrivano, il gioco non manca mai, la crescita sembra costante. Fare 4 su 4, però, sarebbe il segnale più importante.