Francesco Falzarano
Disfatta, ancora. Una sconfitta che fa male, l’ennesima che disorienta gli spalti del Vigorito. Ci sono voluti un paio di giorni prima di scrivere, giorni che sono serviti a riflettere ed analizzare un ambiente che si è spaccato in due. I realisti, coloro che provano nonostante la fede ad analizzare i momenti e le circostanze, e gli speranzosi che si aggrappano ai primi venti minuti della ripresa, totalmente fallaci, ed al ritorno degli infortunati. La verità per chi analisi lucida e oggettiva deve fare sta sempre nel mezzo. La salvezza si allontana, e statisticamente mai nessuno é riuscito a restare nella massima serie dopo un avvio simile, avvio che rischia di diventare ancor più doloroso domenica prossima, quando una probabile sconfitta contro la Juve, annovererebbe il Benevento nella storia, come record negativo di sconfitte in Europa. Non ci siamo. La Lazio ha giocato sotto ritmo, segnando e controllando. Un buon allenamento é questa la definizione più adatta, ed è inutile attaccarsi a quei famosi venti minuti, perché lì i biancocelesti si erano letteralmente fermati. La realtà è amara, brutta, non meritevole per tifosi e società. Roberto De Zerbi si è presentato con tanta grinta, carattere e personalità, quasi presunzione quella che lo ha sempre contraddistinto. A Cagliari nella ripresa le ha azzeccate tutte, modificando un avvio thriller, domenica con la Lazio ha sbagliato tutto. Parlano i fatti, le giocate i ruoli. In un Benevento che ha bisogno di certezze e semplicità, gettare nel pentolone altre idee può avere l’effetto del boomerang. Così questa difesa a tre ci è sembrata non solo forzata ma con interpreti errati, perché schierate Venuti e Di Chiara (due terzini) come centrali ci è sembrato alquanto pretenzioso. Così come l’inserimento di Lombardi come quarto di centrocampo, lui è un esterno d’attacco puro, ed infatti su quella fascia la Lazio ha fatto malissimo alla strega. Ultima considerazione Viola, Chibsah, Cataldi e Memushaj tutti dentro, in ruoli indefiniti, con gli ultimi due, in teoria, ha “supporto” di Iemmello. Così non va. Non c’è squadra né certezze, giocatori spariti e fuori ruolo. Promosso a fine partita il mister davanti ai microfoni, dove ha detto cose giuste, ma con le parole non arrivano i punti. A cosa attaccarsi quindi ? All’orgoglio, non dei calciatori, ma degli uomini, perché prima che atleti si è persone normali, ed è quello che serve l’orgoglio di una persona normale. I calciatori devono essere capaci di svestirti dei loro panni per rendere quantomeno con dignità. Il tifo non merita questo così come il presidente. Ora c’è la Juve e ci sarà poco da dire e da fare, poi la sosta e la prova del nove con il Sassuolo al Vigorito, e lì anche per De Zerbi ci sarà la prima resa dei conti.