di Elia Faggion
La notte veronese non è stata priva di insidie per l’Inter. Una traversata piuttosto tumultuosa, con qualche inceppo imprevisto nel percorso. Per meriti del Verona, che col passare delle giornate sembra sempre più vicina ad una versione competitiva per tentare l’ancoraggio alla Serie A.
Ieri però è passata l’Inter: di forza, strappando questi 3 punti con violenza e freddezza. È mancata la presenza del capitano, e allora ci hanno pensato i “subordinati”, Borja Valero prima e Perisic poi. L’impressione, se ancora dopo 3 mesi possiamo utilizzare questo termine, è quella di essere di fronte ad un gruppo ben compatto e consapevole, con appuntite stalattiti di talento, ma capace di sostenersi grazie alle spalle di tutti. Lo ha mostrato il derby di Milano, lo ha rispecchiato l’odissea napoletana, e lo si è potuto riscontrare anche ieri con il Verona.
Passo in avanti rispetto alla gara con la Sampdoria? La costante tenuta mentale della squadra nell’arco della partita. Aspetto migliorabile? La capacità di mettere un muro tra sé e l’avversario. L’Inter è seconda in campionato, è vero, e non ha ancora conosciuto sconfitta. Ma nelle ultime 7 partite non ha mai terminato la gara a distanza di sicurezza dall’avversario (almeno 2 gol di vantaggio). Questo dato ci mette di fronte a due considerazioni: l’Inter vince perché sa soffrire collettivamente, insieme; l’Inter non ha la stessa facilità delle più forti nell’archiviare una partita.
L’assenza da impegni europei però potrebbe essere quantomai decisiva per la corsa di quest’anno. È come una maratona a 5, in cui Juve, Napoli, Roma e Lazio corrono limitate da un blocco di pesi fissati sulle caviglie. L’Inter, d’altro canto, non ha alcuna zavorra e può correre liberamente. Bisognerà capire se perderanno più energia le zavorrate, o se il gap tra di loro e il corridore libero è comunque troppo largo per pensare ad una corsa equilibrata.