di Giorgio Dusi
EuroAtalanta, per davvero. Goodison Park si tinge di nerazzurro, in una delle serate più tristi per la storia dell’Everton, sconfitto prima sugli spalti – con tantissimi posti vuoti, inusuale per una partita di calcio in terra inglese – e in campo per 1-5. In tutto ciò gode una Bergamo che dalla giostra non vuole proprio scenderci, soprattutto finché a guidarla ci sarà Giampiero Gasperini. Le sue scelte ieri sono state ancora una volta vincenti e allo stesso tempo forti. L’uomo-Europa, Ilicic, lasciato in panchina per inserire De Roon a centrocampo e avanzare Cristante. Caldara anch’egli inizialmente seduto. Infine, Castagne a destra con Hateboer ad adattarsi a sinistra. Manco a dirlo, decisione azzeccata.
L’approccio alla partita degli orobici è già efficace; i padroni di casa, senza più pretese di classifica e ampiamente eliminati, tengono di fisico alle sfuriate nerazzurre, ma iniziano presto a mostrare le proprie falle, acuite dall’ampio turnover deciso dall’interim manager Unsworth. Cristante è il primo a ringraziare e bucare, proprio su una fuga di Castagne sulla destra. Non un caso. C’è reazione, l’Everton nonostante tutto ha talento e lo può mostrare insidiando infatti più di una volta Berisha, ma il gioiello che più brilla è Bryan Cristante.
L’ex Milan e Benfica offre una prova di una completezza strabiliante, a livello fisico (raddoppia di testa all’ora di gioco) che tecnico ed ovviamente anche tattico. Al posto giusto al momento giusto con un decision making invidiabile. Un’altra magia di Gasperini. Quella magia, stavolta nera, che ricopre il momento di Gomez, il quale si fa parare un rigore da Joel Robles. Nonostante ciò l’Atalanta vince, corre e vola: lo 0-2 dopo un’ora di gioco risveglia l’orgoglio dei Toffees, di nuovo in partita negli ultimi 20 minuti, o quasi, dopo una prima parte di ripresa molle. Sandro Ramirez in diagonale restituisce una partita, ammazzata dalla rete di Gosens dalla distanza.
Prima del mancino risolutorio, però, alcuni piccoli sbandamenti fanno riapparire i vecchi fantasmi da trasferta negli occhi dell’Atalanta. La paura di un pari si fa insistente, la scaccia Gosens. A quel punto per l’Atalanta c’è solo da divertirsi. Sull’1-3 l’Everton esce dal campo, c’è solo una squadra: in nemmeno sei minuti genera cinque palle-gol, due le concretizza il subentrato Cornelius. Doppietta di fiducia per il danese, mentre Petagna e Gomez non riescono a sfondare la porta. Poco male, in realtà, perché ormai la festa è completa.
Una prova di enorme forza mentale, di concentrazione ed intensità, ingredienti tutti necessari per reggere l’urto in Europa e per poter ambire a ben figurarci. La certezza è che l’Atalanta è qualificata ai sedicesimi di finale, se da prima o seconda lo stabilirà l’ultimo match con il Lione al Mapei Stadium. Orobici e francesi stazionano a 11 punti e hanno staccato il pass qualificazione.
Se però il Lione, con la finale da giocare in casa al Parc OL, è una delle squadre più attese della competizione, l’Atalanta è più di una sorpresa. Il crollo dell’Everton ha contribuito a farla grande, ma i meriti sono tutti da distribuire tra giocatori e staff tecnico. Guai però a fermarsi: placare le ali dell’entusiasmo a Bergamo è impossibile, soprattutto ora che il tabù trasferta in stagione è stato sfatato. Con un 1-5, in una serata che entrerà nei libri di storia nerazzurra.