di Matteo Quaglini
Democratizzazione del calcio e della pallavolo, molto americana come mentalità sportiva. Il campionato di serie A e la Superlega di pallavolo hanno ripreso e costruito, partita dopo partita, i tratti di questo modo di intendere una competizione, di questo modo di provare a vincere un titolo.
Se per la pallavolo è un concetto che già da anni caratterizza il campionato, per la serie A del Dio pallone è una novità, assoluta. Il dominio della Juventus per sei anni incontrastato è oggi perlomeno in dubbio e nuovi pretendenti al sogno chiamato scudetto si affacciano alla finestra del campionato. Sembra un paradosso scriverlo oggi visto che ieri, nostra signora degli scudetti ha vinto a Napoli. Eppure non lo è, non lo è per un semplice motivo: la Juventus ha battuto la prima in classifica e la precedente vittoria della Roma sulla Spal ha compresso le squadre portandole tutte dentro un grande, magico play-off allargato.
Eccolo il primo aggancio con la pallavolo, l’idea del grande spareggio tra squadre titaniche. Quattro squadre a contendersi la vittoria imperitura nella pallavolo, quattro nel calcio più un quinto incomodo. La quinta squadra quella che recita il ruolo dei ragazzacci di Monicelli alla amici miei: ci siamo anche noi alla festa, e vi scompaginiamo l’ordine costituito così per divertirci e sognare.
Nel calcio i ragazzacci alla amici miei sono quelli della Lazio che si è già invitata a Genova domani sera, alla festa che la Sampdoria organizza al Ferraris per vincere tutte le partite, quelle con Milan e Juventus comprese. Nella pallavolo ci sembra Piacenza la quinta, l’incognita che ha dentro di se il sogno geloso di batterli tutti i conclamati, adorati, idolatrati, antipatici campioni delle altre squadre.
La galleria d’arte di questi campioni ha geografie chiare, in serie A come in Superlega. Poche righe sopra prima di essere per un attimo rapiti dalla magia degli eserciti, Lazio e Piacenza, sconosciuti che arrivano e lottano per l’impresa di una vittoria imprevista e imprevedibile, abbiamo accennato a quattro squadre quindi quattro città, quattro esarcati del gioco. Eccoli con tutti i loro tratti suggestivi.
Lo scudetto nella pallavolo se lo giocano: Modena, Trentino, Perugia e i campioni in carica di Civitanova Marche. Il calcio, che sta cercando la redenzione dal potere inattaccabile della Juventus la squadra alla Eddie Merckx, schiera oltre a sua maestà anche Napoli, Inter, Roma.
Attenzione adesso alle similitudini. Modena e Civitanova rappresentano la Juventus, la prima storicamente mentre la seconda nella cronaca attuale. Entrambe Juventus e Lube Civitanova sono piene di campioni determinati e taglienti. Così, infatti, giocano i bomber Higuain e Juantorena, i duri Sokolov e Mandzukic, gli artisti della fantasia al potere Christenson e Dybala, gli invalicabili Buffon e Grebennikov il miglior libero del mondo pallavolistico.
Trentino formata dai nazionali italiani vice campioni olimpici e malinconici ottavi all’ultimo europeo, Modena ricostruita da Radostin Stoiychev grande allenatore bulgaro sull’asse dei centrali oltre i due metri sono speculari alla Roma e all’Inter anch’esse fortissime al centro con i loro Manolas, Skhiniar, Strootman, Nainggolan, Icardi.
Quattro squadre uguali e diverse con Napoli e Perugia che si incontrano tecnicamente e tatticamente. Se le altre cercano di vincere con la solidità, il blocco granitico sullo stile della ritrovata Juventus di Napoli, Napoli e Perugia seguono la strada della diversità. Del gioco. Il Napoli dei triangoli, il Perugia del gioco rapido e dell’attacco variato sugli esterni: Ivan Zaytev l’attaccante in grado di frantumare i più grandi muri del mondo, quelli americani e russi. E Alexandar Atanasijevic il serbo che quando attacca ricorda nella forza e nella determinazione della voglia di conquista un altro grande uomo dell’est, chiamato Magno.
Due squadre che hanno ridato importanza al pensiero veloce dei registi. Il gioco della rapidità e dei triangoli passa per Jorginho e De Cecco, i tessitori di trame offensive che seguono precise traiettorie. Forse solo negli allenatori sono diverse: Sarri non ha mai giocato e ha fatto dello studio alto della tattica il suo talento. Bernardi è stato il giocatore della leggenda ed è partito dal talento inserendo poi lo studio. Percorsi diversi, idee simili per due grandi squadre in grado di vincere il campionato.
Due campionati quello di calcio e quello di pallavolo equilibrati, bellissimi, suggestivi se saranno duraturi fino alla fine. Due campionati in cui tutti i dettagli stanno incidendo, dagli scontri diretti, a quelli indiretti delle grandi sui campi di provincia, dalle scelte tattiche di grande respiro strategico a quelle di dettaglio simboleggiate dal Matuidi di ieri, esterno dei quattro a Napoli. E ancora dall’eterno dilemma si vince con l’attacco o la difesa? Fino agli attaccanti.
I bomber, i mattatori alla Gassman, i talenti che con un tiro vincono una partita come i grandi attori alla Anthony Hopkins che con dodici minuti di recitazione in “Il Silenzio degli Innocenti” vince l’oscar e rende immortale un momento, un’azione, una partita. Questo grande e suggestivo ruolo hanno e giocano tutte le domeniche Icardi, Higuain, Dezko, Immobile, Juantorena, Zaytev, Atanasijevic, Sokolov, N’Gapeth, tutti campioni dell’atto finale, il gol o il punto.
A ben vedere però, hanno anche un altro ruolo sono dei simboli. Simboli di un sogno, simboli di vittoria, simboli di speranza, simboli del tutto è possibile sempre e soprattutto quando tutto sembra finire. Simboli però anche della nuova democratizzazione del calcio e della pallavolo. Molto americana come situazione emotiva, molto italiana come storia da raccontare.