di Elia Faggion
Nell’articolo pre-partita scrivevamo di come l’Inter, probabilmente, sarebbe riuscita senza troppe difficoltà, sebbene le rilevanti assenze, a schiacciare il Chievo nella quindicesima giornata di campionato. Perchè il fuoco autunnale del Chievo sta rapidamente spegnendosi, perché i nerazzurri con una vittoria si sarebbero presi la vetta della Serie A. Già la tavola era splendidamente apparecchiata per il luculliano pasto, in più se ci aggiungi che il Chievo proprio non scende in campo, il risultato è una terrificante manita nera e azzurra, che ora può salutare tutti dall’alto della classifica.
Cercare di dare un’analisi troppo dettagliata di questo 5-0 sarebbe come tentare di spiegare il gol di secolo di Maradona: non avrebbe senso, parla da sé. Se vogliamo, bastano due dati molto semplici per esplicare un dominio totale ed incontrastato da parte dell’Inter: in 90 minuti sono arrivati 39 tiri (uno ogni 138 secondi), di cui 13 in porta, e sono stati compiuti 52 cross, 33 solo dai piedi di Candreva e Perisic. In particolare è doveroso un accenno per l’esterno croato, autore di una partita pazzesca, condita da una tripletta che certifica lo sviluppo della sua vena realizzativa (già 7 gol quest’anno), ma a colpir ancor di più, è la straordinaria crescita in quello che si riteneva il suo tallone d’Achille: la continuità.
Dall’altra parte poco da dire per davvero. Il Chievo è sceso in campo senza convinzione, voglia, determinazione. Ormai abbiamo imparato a conoscere i clivensi, che ogni anno prendono la Serie A come fosse un’altalena. Insomma, si era arrivati a 6 punti dalla Sampdoria sesta in classifica, meglio frenare un attimo. Il richiamo della dolce e soffice coperta del centro classifica ha avuto la meglio sulla voglia di cercare nuove avventure, alle porte di questo freddo inverno. Ne ha giovato l’Inter, che comunque avrebbe superato questo esame 91 volte su 100.