di Elia Faggion
Quando a quattro anni cominciò a percepire l’attrazione verso il pallone, aveva il desiderio di giocare a calcio nella posizione in cui si destreggiava suo fratello maggiore, quella del portiere. Molto rapidamente, però, quelli che gli stavano vicino si accorsero che sì, sarebbe stato meglio farlo giocare vicino alla porta.. ma quella dall’altra parte del campo, perché segnava con una facilità disarmante.
Mostrava sin da ragazzino un rispetto sacrale verso la propria famiglia: voleva imitare in tutto e per tutto il fratello maggiore, proteggeva gelosamente quello più piccolo. E quando il Boca Juniors, nel 2011, bussò alla porta di casa sua a Rafaela, gli chiese di abbandonare il suo nido per permettergli di formarsi in una delle scuole più blasonate del continente, la risposta fu un secco “no grazie”. Non poteva staccarsi dalle sue radici, e così venne formulato una sorta di accordo tra la famiglia ed il club: durante la settimana si sarebbe allenato con la squadra del suo paese, l’Atletico, con la quale avrebbe giocato pure, al sabato; mentre la domenica avrebbe dovuto indossare la maglia azul y oro del Boca, spostandosi in giornata a 600 km di distanza da casa sua.
Undicenne, era ancora troppo acerbo per separarsi definitivamente dal suo nido, ma tre anni più tardi sarà proprio quella famiglia da lui tanto amata, a spingerlo verso Buenos Aires, contro le sue stesse insicurezze e resistenze. Il ragazzo deborda di talento, ovunque giochi viene notato: Jorge Coqui Raffo, un’istituzione del calcio giovanile argentino, lo descrive come “il miglior talento della nazione”. In effetti tra i ranghi del Boca Juniors viene subito inserito in Sexta, (l’equivalente dell’under 17 europea) sebbene i ragazzi della sua età giochino tutti nella Sèptima, ovvero l’under 16. Al debutto con la Sexta segna subito un gol contro il Talleres de Còrdoba, squadra della sua provincia natale, suscitando inevitabilmente le attenzioni di Rolando Schiavi, allora allenatore della “Primavera” del Boca, la Reserva. Il ragazzo è interessante, Schiavi lo fa debuttare: segna un altro gol, stavolta contro l’Estudiantes. L’allenatore è estasiato, a fine partita vuole complimentarsi, ma il giovane risponde alle lusinghe con una sfrontatezza spiazzante: “sapevo che avrei segnato sin dal riscaldamento”.
Sembra tutto così naturale per la joya de Rafaela, così viene chiamato a Buenos Aires per la somiglianza tecnica con Dybala, anche se ha dichiarato che il suo punto di riferimento è Mauro Icardi. È stato anche capitano dell’Argentina sub15 che arrivò terza nel Sudamericano del 2015 in Colombia, nel quale segnò 4 reti. Due anni più tardi sarà uno dei pochi a salvarsi nel Sudamericano Sub17 cileno, dove l’Argentina esce al primo turno (lui segna comunque 2 gol al Perù nell’unica vittoria albiceleste), e nel quale si mise quindi in mostra a livello intercontinentale, ma venne oscurato da un puro talento brasiliano che dominò la scena. Forse qualcuno di voi ne ha già sentito parlare: il ragazzino era Vinicius Junior.
Si drizzano così le antenne di Manchester Ciy, Juventus, ed Inter. I nerazzurri superano la concorrenza grazie ad un esborso economico importantissimo (7 Mln di Euro, per un diciasettenne), portando il giovane in Italia. Qui lo pensano un madrepatria, dato che il suo nome è curiosamente italofono. Facundo Colidio inizia la sua avventura europea alla grande, a volte viene aggregato alla prima squadra di Spalletti, dove conosce ed apprende le arti dal suo referente Icardi.. ma è con la Primavera di Vecchi che inizierà a far parlare di sè. In particolare, dopo la finale di Supercoppa Italiana dell’8 gennaio 2018, ieri, contro la Roma. A San Siro, davanti a 4mila persone, l’Inter vince 2-1 grazie ad una sua fenomenale doppietta, che consegna il quarto trofeo in quattro anni alla Primavera di Vecchi.
Oggi chiunque si chiede chi sia Facundo Colidio, da dove provenga “la joya de Rafaela”, l’argentino più promettente del terzo millennio. La sensazione è quella che di questo ragazzino, dagli elevati valori morali, dal viso sincero e dai capelli color steppa, si sentirà parlare ancora a lungo. Il naturale percorso, di un fenomeno conclamato, sta iniziando a materializzarsi. Mettetevi comodi ed osservate.