Nicola Ciacciarelli
Boa di metà stagione oltrepassata da quasi una settimana ed è il momento di primi (e provvisori) bilanci e riflessioni. Anche in casa Juve.
I bianconeri, con Il Napoli, hanno distanziato le rivali per il tricolore. Il girone di ritorno si prepara come una battagglia senza esclusione di colpi tra Juve e partenopei. Eppure la prima parte di stagione è stata caratterizzata da alcune difficoltà che sembravano costringere Madama a rinunciare alla difesa dello scudetto anzitempo. I bianconeri hanno faticato nel primo segmento di stagione ad archiviare l’addio di Bonucci. Le quattordici rete subite e i soli cinque clean sheet nelle prime tredici giornate ne sono la conferma. E se si allarga la statistica anche all’Europa e alla Supercoppa italiana sono 22 i gol subiti nei primi 18 match dell’annata. Una tendenza invertita nelle successive sette gare di campionato, con un solo gol al passivo. Aggiungete Champions e Coppa Italia e il dato diventa ancor più impressionante: solo Caceres ha bucato la porta juventina nelle ultime undici gare. La svolta è coincisa con il cambio di modulo. A Genova, con la Samp, si è vista l’ultima Juve con il 4-2-3-1. Il modulo nato dopo la sconfitta di Firenze nel gennaio 2017 è andato in soffitta con un’altra debacle. Allegri ha rotto gli indugi e ha optato per il 4-3-3. Con l’aggiunta di Matuidi in mediana i bianconeri hanno aumentato dinamismo e forza fisica. In più il francese fornisce più ”protezione” a Pjanic in caso di errore in fase di palleggio. La maggior velocità dell’ex PSG rispetto a Khedira garantisce un recupero palla più efficace ed immediato. Con un centrocampo a tre la Juve evita, inoltre, di trovarsi quasi sempre in inferiorità numerica nella zona nevralgica del campo.
Il nuovo assetto tattico ha comportato un’evidente diminuzione delle reti segnate. La Juve del dopo Marassi è passata da una media di 2,4 reti a partita ad una media di 1,3 reti segnate . Ma i risultati sono dalla parte di Max. Nelle ultime undici la Juve non ha mai perso, pareggiando solo con Barcellona ed Inter. A far ben sperare è il graduale inserimento di Bernardeschi e Douglas Costa, non a caso due giocatori nati per questo tipo di modulo e protagonisti dell’ultima vittoria di Cagliari con gol e assist. L’assenza forzata di Dybala, nel prossimo mese e mezzo, potrebbe paradossalmente favorire ancor di più le due ali arrivate la scorsa estate. Il primo a giovarne potrebbe essere Mario Mandzukic, uomo fondamentale tatticamente parlando e che Allegri vuol vedere integro nei mesi decisivi della stagione. Per lui quest’anno si prospetta maggior possibilità di riposo.
Presto per poter dire se la Juve 2017-2018 potrà eguagliare o superare le Juventus precedenti. Stiamo parlando senza dubbio di una squadra diversa. Con l’addio di Bonucci la responsabilità di impostare è passata tutta nei piedi di Pjanic che, quest’anno, preferisce gli scarichi sugli esterni alle verticalizzazioni per gli scatti di Higuain. A dar manforte al bosniaco ci pensano i movimenti spalle alla porta di Dybala o dello stesso Pipita, che arretrano il loro raggio d’azione per aiutare la manovra. Chissà che però la crescita di Benatia non possa significare la nascita di un nuovo play basso in casa Juve. La personalità del marocchino pareggia quella del milanista. Discorso diverso per i piedi. Buoni sì, ma non ancora da regista aggiunto. Le speranze, soprattutto europee, di vittoria per i bianconeri passeranno dalla capacità di superare il pressing avversario senza ricorrere a lanci lunghi.