di Giandomenico Tiseo
Cosimo Sibilia, Gabriele Gravina e Damiano Tommasi: sono questi i tre nomi in lizza per la massima carica del calcio italiano dopo le dimissioni di Carlo Tavecchio. I presidenti della Lega Nazionale Dilettanti, della Lega Pro e dell’Assocalciatori hanno ufficializzato ieri la loro candidatura alla presidenza della Federazione Giuoco Calcio e sfuma la chance di un unico nome in grado di mettere d’accordo tutti nell’assemblea elettiva del 29 gennaio. E, ora che cosa succederà?
La possibilità che la maggioranza ottenuta dal vincitore sia risicata è piuttosto alta ed il fantasma del commissariamento troneggia. Sarebbe l’ennesimo fallimento di un asset incapace e non intenzionato a rinnovarsi. Uno status quo che vige imperterrito in quanto i voti guadagnati sono indirizzati da società interessate al proprio profitto e non al movimento. Si parla di squadre b, centri federali, credere nei giovani ecc però, nei fatti, accade altro. Vigono regole assurde che risentono del mercato interno ad esempio: per comprare un giocatore italiano, tra due società del Bel Paese, ci vuole una fideiussione bancaria quindi la garanzia economica; se l’atleta viene acquistato invece da un club straniero tutto questo iter non viene richiesto. Il club coinvolto, di conseguenza, è più in difficoltà preferendo il calciatore estero.
In questo background non sorprende che figure come Sibilia e Gravina, già ai piani alti nella gestione Tavecchio, si ripresentino per sedere sulla poltrona del n.1 professandosi esponenti del rinnovamento. Si fa fatica a crederlo. L’unico elemento discontinuo, in tutto questo, è Tommasi, non in grado però di attirare le attenzioni dei poteri forti, quello della Lega di A, commissariata anch’essa con l’ex presidente della Federazione a svolgere questo ruolo.
“Tutto cambia perchè nulla cambi”, la citazione di Tomasi (non Tommasi…) di Lampedusa confacente alla situazione attuale, simile ad una continua restaurazione in cui cambiando l’ordine degli addendi il risultato non muta. Si percepisce questo. E dire che dopo quel 13 novembre e l’uscita di scena clamorosa dal Mondiale, si parlava di “Wind of Change”. Nei fatti, quello rimane un titolo di un bellissimo pezzo degli Scorpions mentre nella sede di via Allegri si suona sempre la stessa musica.