Francesco Falzarano
Era l’ultima chiamata, un po’ per tutti in casa giallorossa, ma soprattutto per Roberto De Zerbi e i suoi ragazzi. Il mister, con a disposizione una squadra di un certo spessore per la salvezza, doveva dimostrare di essere ancora con i piedi ben piantati sulla panchina giallorossa. La squadra, invece, doveva render conto a se stessa dei propri valori umani e al pubblico giallorosso. Match contro una “diretta”, si fa per dire, concorrente, e distanza siderale dagli squali calabresi. Sfida dai mille sapori, se si ricordano i dissidi, i dissapori antichi e soprattutto quei maledetti play-off, che hanno toccato l’apice, con quella finale (stagione 08-09) che ancora sanguina negli occhi della strega. Insomma, partita carica, partita tosta, non di certo per i deboli di cuore. Il Benevento ce la fa, vince, porta a casa i tre punti e batte ancora un flebile colpo alle speranze di salvezza portandosi a -11 proprio dal Crotone. Cuore e grinta per la squadra di De Zerbi, che beneficia di un Sandro strepitoso in tutte le zone del campo e che marchia per la prima volta in giallorosso il tabellino sulla rete dell’1-1. Prima rete per Viola, che incide il mix tra vecchi e nuovi, un goal aspettato e voluto dall’Highlander, che sembrava chiudere il match, invece i soliti errori della difesa e Benali, mettono la partita sui binari del pareggio. Ed è li, che la bussola si rovescia, e che la clessidra ricomincia a scorrere. Al ’90 infatti il neo acquisto Diabatè all’esordio con la maglia giallorossa sigla il definitivo 3-2 facendo totalmente impazzire il Vigorito. Finisce così, tra i sorrisi e la gioia del pubblico, e Sandro che insieme a Sagna saltella come un bambino sotto la Curva Sud, una scena praticamente inimmaginabile fino a qualche anno fa. Proprio lui, Bacary Sagna che due anni fa quando il Benevento festeggiava lo storico approdo in serie B, perdeva la finale di euro 2016 in casa contro il Portogallo, e Sandro Reniere, dalla medaglia d’oro alle olimpiadi con il Brasile a dominatore incontrastato del campo a tinte giallorosse.
L’impresa resta impossibile, undici punti di distacco sono veramente troppi, considerando le tredici partite che mancano, e soprattutto l’inesistente margine d’errore del Benevento rispetto le proprie “dirimpettaie”. Peccato, perché piazza e pubblico avrebbero meritato una serie A migliore, peccato perché questo Benevento non è inferiore a Verona, Spal e Crotone, e forse non lo era neanche il Benevento di prima, ma spesso fortuna ed episodi indirizzano stagioni intere. Resta una fase difensiva thriller, e un Benevento che vuole provarci, a tutti i costi, con le unghie e con i denti per provare a restare il più possibile nella categoria. Sabato si va a Milano, c’è l’Inter, ma i giallorossi non possono permettersi calcoli o timori reverenziali, l’impresa è tale perché ogni ostacolo viene saltato, ed il Benevento quantomeno ci sta provando.