Nicola Ciacciarelli
La Juventus per il quarto anno consecutivo accede alla finale di Coppa Italia e rimane in gioco su tutti i fronti, aspettando la trasferta di Wembley. I bianconeri replicano l’1-0 dell’andata ed eliminano un’Atalanta che si rammarica per lo sliding door del palo di Gomez a metà ripresa.
Allegri conferma Alex Sandro nei tre davanti, insieme a Mandzukic e Douglas Costa, mentre Gasperini si affida ad un attacco senza punti di riferimento con Ilicic e Papu. Una mossa che dà i suoi frutti inizialmente, perchè la Juve si mostra impreparata ed i bergamaschi aggrediscono alti il possesso palla dei torinesi. Bianconeri passivi e con un baricentro piuttosto basso, troppo. I nerazzurri trovano spazi tra le linee e tocca a Benatia e Chiellini accorciare e respingere gli assalti ospiti. Non c’è nè Cornelius (entrerà nella ripresa), nè Petagna eppure l’area di Madama è intasata, perchè ad attaccarla ci pensano Cristante, Freuler e De Roon. I bianconeri reggono l’urto e resistono senza rischiare più di tanto. Juve prudente. L’Atalanta cambia con costanza il fronte d’attacco, ma così facendo si espone più facilmente a palle perse che diventano ghiotti contropiedi per la Juventus. Douglas Costa cambia passo a proprio piacimento, ma non trova il guizzo giusto negli ultimi sedici metri e l’equilibrio permane.
Nella ripresa si ribalta il canovaccio dei primi 45 minuti. Gli uomini di Gasperini risentono degli sforzi profusi nella prima frazione e sono costretti a rincorrere il pallone. La Juve attacca sui lati, non sempre protetti, e crea un po’ di scompiglio in più a Caldara e soci (da destra nasce l’azione che porterà al rigore trasformato da Pjanic). Poi l’errore che non ti aspetti, quello di Benatia abbinato all’uscita sbagliata di Buffon, che potrebbe riequilibrare il doppio confronto. Il condizionale rimane tale perchè la sfera bacia il montante sinistro e la Juve ringrazia. Allegri rafforza la metà campo con la fisicità di Khedira e i bianconeri prendono a poco a poco possesso della mediana. La rete bianconera è la logica conseguenza di una Juve che finisce in crescendo. Il quarto d’ora finale è un concentrato di gestione palla e ripartenze non appena le azioni della Dea si infrangono sulla linea di difesa di Allegri, nel frattempo rafforzata dall’ingresso di Barzagli e passata a cinque. Il ritmo cala, con il passare dei minuti, e il bunker della Signora rimane inespugnabile ed espugnato. Missione compiuta, a Roma ci va la Juve.