Nicola Ciacciarelli
In attesa dell’ultimo passo verso lo Scudetto, la Juventus incamera il primo trofeo stagionale strapazzando a Roma un Milan che si arrende al primo colpo infertogli dalla Signora, complice un Donnarumma da incubo. All’Olimpico va in scena lo show di una squadra spietata, che fa dello sfruttamento dell’errore avversario la sua arma migliore. La Juve forza quattro vista a Roma conferma la sua supremazia ed evidenzia una differenza netta con i rossoneri. Non tanto per gioco espresso (o non solo), ma per capacità di resistenza mentale e abitudine a vincere. Caratteristiche che non si comprano al mercato.
Allegri conferma la difesa a quattro con Cuadrado largo a destra, sempre pronto ad alzarsi fino alla trequarti avversaria quando la Juve è in possesso palla. Il Milan è attendista, rinunciando al pressing alto, ma provando a ripartire con Suso e, soprattutto, Cahlanoglu. In generale la prima frazione della Signora è buona, ma non eccelsa. La Juve attacca troppo poco la profondità, anche perchè Pjanic è quasi sempre ben schermato dalla mediana rossonera. Il bosniaco è quasi sempre costretto a muoversi nello stretto, non riuscendo mai ad innescare Mandzukic (preferito ad Higuain). Eppure è l’ex Roma a spaccare in due la partita con i suoi calci piazzati.
Il ritmo lento del primo tempo lascia spazio a quello più sostenuto dei secondi 45 minuti. Il Milan si allunga un po’ e per la Signora aumentano i pertugi a disposizione. La Juve ancora una volta logora l’avversario mentalmente, segnando in un momento di grande equilibrio. Come un serpente che si avvinghia alla sua preda e la soffoca lentamente tra le sue spire. Stavolta niente rilassamenti. I bianconeri tengono il piede sull’acceleratore e, grazie anche a Donnarumma, chiudono la questione in venti minuti. La Juve della ripresa gioca il suo calcio preferito. Ritmi apparentemente bassi ed improvvise accelerate con Douglas e Dybala, in posizione di trequartista. Poi i corner di Pjanic e la serata d’oro di Benatia. Il centrocampista non è solo tocco e calci calibrati, ma anche tanta corsa. Quasi dodici chilometri percorsi, che gli permettono di essere al posto giusto nel momento giusto nella zona nevralgica del campo. Quella del marocchino è invece la serata del riscatto. Fuori con Inter e Bologna, dopo l’errore allo Stadium con il Napoli, Mehdi torna a far la voce grossa firmando una doppietta. La quarta Coppa Italia consecutiva è servita.