Giorgio Dusi
Il modo migliore per scacciare la paura del 2-2 casalingo, le brutte impressioni, e dare un segnale forte che quest’Atalanta in Europa ci può e ci vuole stare benissimo. Lo 0-8 di Sarajevo è un messaggio forte in termini di personalità, soprattutto per chi metteva – anche legittimamente – in dubbio la qualificazione al terzo turno preliminare di Europa League dopo la partita d’andata. È un segnale che la Dea sta già facendo passi avanti, che sa e può reagire immediatamente alle delusioni. E soprattutto che sa sfruttare le occasioni a propria disposizione imparando dai suoi errori. Gasperini dopo l’andata lamentava le troppe occasioni sciupate: a Sarajevo gli sono state restituite. Con gli interessi.
La partita di fatto è durata 27 minuti, ammesso sempre che sia davvero cominciata. L’approccio dell’Atalanta in termini di determinazione e grinta ha messo in ginocchio una squadra soltanto fisica, con troppo poca tecnica per supportare un pensiero di calcio offensivo. Una differenza troppo evidente, emersa gol dopo gol, specialmente nelle due reti del Papu Gomez, il migliore in campo e autore di due colpi di classe che hanno di fatto messo in ginocchio i bosniaci. Se già lo 0-2 sapeva di pietra tombale sul match, lo 0-4 maturato poco dopo ha chiuso ogni tipo di discorso e aperto l’accademia. E il Sarajevo non ha avuto le armi nemmeno per pensarla una rimonta.
Fa quasi sorridere pensare alle due mezze occasioni avute dai padroni di casa a inizio partita. Difficile, forse impossibile dire che qualcosa sarebbe cambiato, perché la personalità, il coraggio e la voglia dell’Atalanta sono andate ben oltre ogni confine, anche oltre le aspettative. Soprattutto perché avevamo imparato a conoscere la Dea: qualche volta dalle difficoltà non ci era uscita nel migliore dei modi. Anzi, il panico aveva fatto da padrone. E di esempi se ne trovano di innumerevoli nella scorsa stagione. Ma non a Sarajevo, dove si è invece visto il primo esempio di squadra cresciuta. Che vuole dimostrare di esserlo davvero anche contro l’Hapoel Haifa, il prossimo ostacolo da superare nella corsa al sogno, ormai obiettivo, chiamato Europa League.