Giandomenico Tiseo
Lo Stadio Olimpico di Atene ha emesso la sua sentenza: l’Ajax a distanza di 13 anni ritrova gli ottavi di finale di Champions League, tornando far parte del gotha continentale. Ce lo si aspettava dai lancieri che giungevano a questa sfida contro l’Aek Atene (gruppo E) con il vento in poppa. Il 2-0, frutto della doppietta di Dusan Tadic e anche dell’espulsione del ex giocatore di Inter e Atalante Marko Livaja, premia gli sforzi di un collettivo che dietro la ricerca del gioco ha centrato l’obiettivo.
IL SOGNO – I calciatore di Erik ten Hag conoscono lo spartito. Nonostante l’assenza di una pedina importante come Tagliafico (squalifica), impongono la loro superiorità tecnica, miscelandola alla determinazione. Ad Atene non possano bastare i colpi di fioretto ma anche la spada e la sciabola sono necessarie per spuntarla. Se ne rendono conto gli olandesi. Le azioni sono assai propulsive sulle corsie esterne. Le catene di destra e di sinistra formate da Mazaraoui-Neres e da Blind-Tadic creano non pochi imbarazzi alla statica retroguardia greca. Manca però concretezza. La grave ingenuità di Levaja offre dal dischetto la chance che muta il corso degli eventi. La realizzazione di Tadic è una sentenza e per il 30enne serbo una prestazione sontuosa non solo per il bis realizzativo ma anche per la mole di gioco creata. Un riferimento per i compagni e lui presente all’appello. Nel meccanismo perfetto del 4-3-3 di ten Hag l’unica nota sostanata è Dolberg, evanescente nella serata greca. Una controprestazone però è ammessa quando non va a ledere al risultato della propria squadra.
IL GRANDE INCUBO – Alla felicità orange fa da contraltare la tristezza degli incidenti tra le tifoserie. Botti e molotov hanno invaso il settore dei supporters dell’Ajax dando il via a scene di mera guerriglia. L’intervento delle forze dell’ordine ha sedato gli animi ma scorgere volti insaguinati porta a quanto è avvenuto poco prima dell’atto conclusivo di ritorno del Superclasico tra River Plate e Boca Juniors. Il calcio è passione, emozione e spettacolo non un modo per sfogare i propri istinti. Ad Atene, come a Buenos Aires, si è confuso cosa voglia dire seguire un incontro. Una macchia che va ad offuscare la prestazione di Tadic e compagni. La squadra di ten Hag avrebbe meritato ben altro contesto.