Giandomenico Tiseo
Cristina Trivulzio di Belgiojoso, Jessie White Mario, Olympe de Gouges e Teresa Labriola. Potremmo andare fino all’infinito, citando donne coraggiose e preparate che si sono battute per l’emancipazione femminile e le pari opportunità sociali. Eroine in periodi in cui i concetti del pater familias erano particolarmente radicati. Perché un’introduzione di questo genere? L’argomento è delicato ma val la pena tracciare delle linee di demarcazione chiare per non scivolare. Siamo in ambito sportivo, calcistico in particolare, e si parla di una donna che ha in sé una doppia veste: compagna e manager di un calciatore. Stiamo parlando di Wanda Nara e di Mauro Icardi. Fiumi di inchiostro e tastiere consumate sul tema, in cui tutti o quasi hanno espresso una propria idea e da cui ha avuto inizio un’escalation nella quale il doveroso diritto di critica si è trasformato in sessismo.
Ma partiamo dall’inizio. Il caso Icardi esplode quando al calciatore sudamericano viene tolta la fascia di capitano dall’Inter. Una motivazione chiara non emerge ma sembrerebbe che tutto si sia originato per alcune affermazioni della Nara, rea di aver scaricato le responsabilità del proprio “assistito” sui compagni di squadra, colpevoli loro di non assistere nel migliore dei modi l’argentino in campo. Un’affermazione discutibile, lesiva per alcuni rapporti interni allo spogliatoio. L’Inter quindi ha preso una decisione forte e la reazione di Icardi è stata quella di non prendere parte, per scelta, al match immediatamente successivo. Sono seguite le lacrime di Wanda in tv e le dichiarazioni distensive di Beppe Marotta, nuova figura cardine della società nerazzurra ma anche altro…
La spirale impazzita ha preso però il via comunque: gli insulti sui profili social dell’avvenente compagna/manager dell’atleta e il sasso lanciato contro la sua auto. Un caso che ha portato anche alcuni opinionisti, prendendo in prestito un termine motoristico, a perdere un po’ aderenza: dal campione del mondo del 1982 Fulvio Collovati, sostenitore che la tattica calcistica sia incomprensibile alle donne, al buon Billy Costacurta che avrebbe cacciato di casa Wanda al posto di Icardi. Collovati è stato sospeso dalla Rai a tempo determinato mentre l’ex difensore del Milan l’avrebbe spazzata in tribuna con delle scuse. Cosa si può dedurre da questo?
Il primo aspetto è che nel calcio, come anche nella nostra società, una visione maschilista ci sia. Del resto la ghettizzazione in cui versa il “Pallone in rosa” è evidente, anche se dei cambiamenti sostanziali si stanno verificando. Tuttavia alcuni retaggi culturali sono ancora complicati da estirpare. Il secondo aspetto però porta ad un’altra considerazione diametralmente opposta. Trattare le donne come fossero una specie protetta dal WWF è controproducente. Spiegarsi meglio è d’obbligo: criticare Nara per l’intrusione in relazioni che poco la riguardavano, o solo indirettamente, è assolutamente legittimo, come l’avesse fatto Mino Raiola o qualunque altro procuratore. Non è accettabile quindi che se si muove una critica, o non si è d’accordo, con la compagna di Icardi si debba essere accusati di sessismo ecc. Certo, si può avere anche una posizione contraria alla decisione dell’Inter, che secondo alcuni avrebbe agito così solo perché l’agente di Icardi non è un uomo.
Constare quindi le marchiature da una parte e dall’altra è un po’ lo specchio di una situazione in saturazione in cui ci si è persi su questioni di genere, quando a dover essere prioritaria è la
professionalità. Wanda Nara, descritta come la figura di Circe o di Giovanna D’Arco 3.0, non rispecchia evidentemente nessuno dei canoni racchiusi dietro questi due personaggi e ha semplicemente un po’ forzato la mano, pagandone fin troppo il prezzo.