(di Gianluca Guarnieri) La Fine di un’era. Si potrà scadere nella retorica, ma indubbiamente la notizia dell’addio alla Roma di Daniele De Rossi è come un fulmine a ciel sereno che colpisce un’intera tifoseria, con la violenza di un maglio. La notizia si origina in prima mattina, con la convocazione per una conferenza stampa del Capitano numero 16 e il relativo saluto alla sua maglia, tanto amata dal ragazzo di Ostia. E’ un addio ricco di dolore, per l’ultima bandiera del calcio italiano, calciatore di passione e sentimento come pochi. Dopo due anni dall’addio di Francesco Totti, ora l’endgame per Ddr 16 e un nuovo colpo al cuore per una tifoseria turbata profondamente dal fatto. Con gli occhi lucidi De Rossi nella sala stampa del “Bernardini” non ha nascosto il disagio e l’inquietudine del momento: “ la notizia mi è stata comunicata ieri-ha detto il campione del Mondo 2006- ho 36 anni e non sono scemo. Mi sento ancora un calciatore e se qualcuno non ti chiama per 10 mesi un motivo ci sarà. La società ha il dovere di decidere chi debba giocare o no. Io posso dare pochi consigli ai tifosi, io posso chiedere loro di stare vicino alla squadra perché è un grande gruppo. Dirigente? Non mi ci vedo, tranne che alla Roma. Sono entrato in quel cancello a 11 anni e la mia macchina arriva qui da sola. In ogni caso mi vedrete in qualche settore ospiti, con la birra e il panino, a tifare per la mia squadra e per i miei amici”. Amici, i compagni di squadra che hanno seguito la conferenza stampa con lo sguardo triste e la maglia del campione ostiense, con tanto di simbolo dell’infinito sulla schiena. Infinito come l’amore provato da De Rossi per la propria maglia. Capitano romano come Di Bartolomei, Giannini e Totti. Un legame speciale. Non sarà facile fare a meno di uno come lui.