di Marco Bea
Tra le tante versioni di derby non era ancora stata varata quella balneare di quest’anno, una sorta di unicum nella quasi centenaria storia della stracittadina della capitale. Nel weekend del controesodo e degli ultimi scampoli di ferie i tifosi di Lazio e Roma dovranno infatti misurarsi con la sfida più attesa e, al tempo stesso, temuta dell’intera stagione, oltremodo anticipata rispetto ai canoni abituali. Proprio per questo motivo l’incontro di domenica rappresenterà una sorta di mano al buio, alla quale la formazione di Inzaghi arriverà però con diverse certezze in più rispetto ai dirimpettai.
Per capire l’eccezionalità e le insidie del derby capitolino numero 173 è interessante partire dalla totale assenza di precedenti, a livello di Serie A, tra l’ultima settimana di agosto e la prima di settembre. In questo lasso temporale sono infatti state giocate appena sette stracittadine, la maggioranza delle quali in occasione di trofei amichevoli di precampionato. Gli unici tre incontri ufficiali risalgono a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, in cui le due romane erano solite scontrarsi nel girone eliminatorio della Coppa Italia. Una triade che, per la sponda biancoceleste, evoca ricordi nefasti, come quello della sconfitta a tavolino del 7 settembre 1969 a causa di un blackout agli impianti di illuminazione dell’Olimpico, quanto piacevoli, nel caso della vittoria per 1-0 del 29 agosto 1971, agli albori dell’era Maestelli, quando una Lazio fresca di retrocessione superò i ben più quotati rivali di sempre con una rete di Giorgio Chinaglia. Questo breve amarcord sottolinea quanto tale collocazione tardo-estiva possa dare ulteriore imprevedibilità alla contesa, in una fase della stagione di pieno rodaggio per allenatori e giocatori.
Chi tuttavia non avrà tanto bisogno di carburare è proprio Inzaghi, che ha già dimostrato di avere idee chiare e pieno controllo della squadra nella fortunata prima uscita di Marassi della scorsa domenica. Il tecnico piacentino cercherà di far pesare anche la sua esperienza di 18 stracittadine vissute tra campo e panchina, nei confronti di un Paulo Fonseca all’esordio e “rimandato a settembre” , in quanto a fase difensiva, dopo il pirotecnico pareggio con il Genoa. Ridurre il canovaccio tattico ad una Roma tesa all’assalto all’arma bianca e ad una Lazio pronta a colpire le debolezze degli avversari in ripartenza significherebbe però semplificare troppo una partita che sfugge da qualsiasi copione, in cui contano ancor di più anche le giocate ed i valori individuali. Le sorti del derby biancoceleste passeranno quindi dagli strappi di Correa, dalle intuizioni di Luis Alberto, dalla ritrovata verve di Immobile e dal mix classe/forza di Milinkovic, presentatisi tutti in ottimo spolvero ai nastri di partenza dell’annata, ai quali ci saranno da aggiungere sia le sgroppate di Lazzari, new entry partita a marce decisamente alte, che lo schermo del rientrante Lucas Leiva, pedina chiave per proteggere la retroguardia dalla pericolosa batteria di incursori romanisti. Per la Lazio il derby sarà quindi un test ideale per verificare la bontà delle scelte fatte durante un’estate più di conferme che di rivoluzioni, nella speranza di non dover rimpiangere subito ombrellone ed infradito.