di Marco Bea
A detta di Inzaghi sarebbe dovuta essere una finale, ma Lazio-Rennes ha in realtà assunto i connotati di una partita vera soltanto nei 30’ finali, una volta suonato il più allarmante dei mayday in casa biancoceleste. I salvatori della patria sono stati i subentrati Luis Alberto e, soprattutto, Milinkovic-Savic, che ha sfoggiato un repertorio da top player, con gol di sinistro ed assist di destro, per ribaltare il risultato sul 2-1. I capitolini rimangono quindi aggrappati all’Europa, un ulteriore 0 sarebbe stato infatti deleterio in chiave qualificazione, ma continuano a non convincere sulla bontà del percorso intrapreso in questo inizio di autunno.
I primi 45’ di ieri in particolare non hanno infatti rappresentato un grande spot né per il calcio, né per una Lazio talmente inespressiva da risultare scoraggiante. Di fronte ad un Rennes partito più con l’idea di contenere che di offendere gli uomini di Inzaghi si sono persi su ritmi da amichevole estiva, senza mai tirare sullo specchio della porta e trovando la grazia del fischietto ucraino Boyko in due episodi da rigore, prima per un intervento al limite di uno spaesato Vavro e poi con un mani di Acerbi. Sul banco degli imputati è finito soprattutto il centrocampo, spogliato di tutti i suoi uomini di riferimento ed incapace di interagire con un minimo di qualità sia con le punte che con gli esterni. Non è un caso che la svolta della partita sia scaturita proprio da questo reparto, con gli ingressi al 53’ di Luis Alberto e Milinkovic per un inconsistente Cataldi e per un Berisha ancora lontano, pur tra qualche timido sprazzo, dalla sua versione salisburghese. Dopo la doccia fredda del gol subito da palla inattiva, dove non è stato impeccabile nel chiudere sull’inzuccata di Morel, il serbo è salito in cattedra con classe, pescando il gol con un bel mancino di prima intenzione dall’area e dialogando con costanza coi compagni sul fronte destro dell’attacco laziale. Di pregevole fattura anche la pennellata dalla trequarti per la girata di testa vincente di Immobile, confermatosi sugli ottimi livelli dell’incontro con il Genoa, arrivata nella fase più incerta ed intensa della partita, anche per merito di un Rennes uscito a sua volta dal guscio nella ripresa.
Nonostante il peso dei 3 punti questo secondo incrocio di Europa League ci ha fatto capire che la Lazio continua a viaggiare su un campo minato, soprattutto a causa della mancanza di stabilità tecnica. Il turnover sistematico di Inzaghi, avallato anche dalla società per gestire le forze e coinvolgere tutta la rosa, appare infatti un po’ forzato e impedisce sia ad alcuni titolari di trovare continuità che alle riserve di trovare sicurezze. Scelte come quella di ieri a centrocampo rischiano infatti di sminuire anziché valorizzare giocatori come Cataldi e Berisha, che renderebbero meglio se inseriti in maniera mirata e con la protezione di qualche titolari in più. La sensazione preponderante dopo il Rennes è infatti quella di una squadra spaccata tra comprimari e big, che non può prescindere da questi ultimi per fare risultato in qualsiasi contesto. Per stavolta ci teniamo comunque la vittoria e la volontà di Inzaghi, trasmessa proprio coi cambi, di non mettere da parte una competizione in cui, negli ultimi anni, la Lazio si è sempre ben comportata.