di Giuseppe Porro
Potrebbe sembrare una boutade o una storiella, ma tutto ha un senso e un filo logico che parte da molto lontano e arriva ai giorni nostri, coinvolgendo la Roma ed i suoi appassionati. Tutto parte dalla California (quindi l’America di James Pallotta) quando i ricchi proprietari spagnoli erano padroni di quelle terre. Ed uno, anzi il figlio del più ricco, tale Don Diego de la Vega (uscito dalla penna dello scrittore americano Johnston McCulley) contrario al regime dei governanti locali, diventa giustiziere e paladino dei più deboli. L’abilissimo spadaccino Don Diego, è l’eroe mascherato Zorro, che nella nostra epoca sarebbe un novello e moderno supereroe stile Marvel. Detto dell’America che accomuna le due storie (con vicissitudini diverse), ci sono anche dei nomi ricorrenti, prima e dopo. Ma andiamo a vedere e scoprire meglio chi sono.
Zorro
L’eroe mascherato, ovvero Zorro combatteva il potere dei governanti, che erano rappresentati davanti agli occhi del popolo dal Sergente Garcia (ecco il secondo nome ricorrente, che accomuna le due storie, l’antagonista di Zorro aveva il nome dell’ex allenatore dei giallorossi, che nel suo primo anno ha avuto molte analogie con la Roma attuale). Ma è il terzo il nome che ci interessa, ovvero Don Diego de la Vega in arte Zorro. L’ eroe spagnolo (nel nostro caso portoghese) di allora, è ad oggi Paulo Fonseca, non solo per la ormai famosa conferenza stampa in Champions League (il mister portoghese allora allo Shaktar Donetsk, dopo una vittoria si presentò in sala stampa mascherato da Zorro), ma anche per la nuova l’anima che sta dando alla Roma tutta, dentro e fuori dal campo. Innanzitutto ravvivando alcuni calciatori che erano in difficoltà e cementando un gruppo che sembrava spaesato, poi e toccato alla tifoseria che era scettica sin dall’inizio, quando è uscito il nome del mister portoghese. Ora invece i risultati (anche se come ha spiegato Zorro, i giallorossi non hanno ancora fatto nulla) stanno dando ragione a Fonseca. La Roma ad oggi è prima nel suo girone di Europa League, ed è la quarta forza del campionato, dove in dieci gare ha collezionato cinque vittorie; quattro pareggi; ed una sola sconfitta con l’Atalanta che al momento sembra un passo davanti a tutte. La Roma tra l’altro ha subito dieci reti (due meno della Juventus, ed una meno dell’Inter). Ma il dato che salta all’occhio, e che nove delle dieci reti subite i giallorossi le hanno subite nelle prime cinque gare, quindi Zorro ha registrato la squadra che nelle cinque gare a seguire, tra infortuni ed errori arbitrali macroscopici (anche ad Udine si è vista espellere ingiustamente Fazio, che mancherà così nel big-match di sabato prossimo contro il Napoli) ha subito un solo gol.
Lo Zorrismo
Forse parlare di “zorrismo” è presto, ma se andiamo ad analizzare i numeri abbiamo visto che qualcosa di diverso e nuovo già si vede. Fonseca è arrivato a Roma con l’etichetta di novello Zeman, e invece ha fatto vedere di essere pragmatico e molto preparato. Mettendosi in discussione, a cominciato a fare vedere gioco e risultati, raccogliendo consensi anche dai più scettici. Ora il campo sta dando ragione a Zorro, che sta rigenerando giocatori come: Pastore; Zaniolo; Kluivert; lo stesso Dzeko, e molti altri. Il tempo sarà amico del portoghese che recupererà gli infortunati (e sono molti, ed alcuni stavano trovando anche continuità), e con l’aiuto di Petrachi (nel ruolo di Bernardo, l’aiutante muto dell’eroe mascherato) forse sarà l’anno per togliersi qualche soddisfazione, la gente ne ha bisogno, la gente ha bisogno di Zorro.