di Marco Bea
La Lazio non manca l’appuntamento con la 6° vittoria consecutiva e rispetta i pronostici nel match casalingo con l’Udinese, senza lasciare sul terreno neanche troppe energie. La vittoria con i friulani può essere definita come quella naturalezza, con la quale i biancocelesti hanno condotto le operazioni sin dall’avvio, chiudendo in sostanza la pratica nei primi 45’. Il 3-0 dell’Olimpico ci ha infatti confermato lo stato di grazia attuale della squadra, ormai capace, al cospetto delle rivali che stazionano nella parte destra della classifica, di azionare il cruise control e di gestire il corso degli eventi in relativa tranquillità.
Oltre ai meriti dei capitolini ci sarebbero tuttavia da sottolineare nell’occasione anche le mancanze dell’11 di Gotti, che ha mostrato come non devono essere affrontati questi tipi di incontri da parte di una piccola. Al di là di una breve parentesi a cavallo del primo quarto d’ora di gioco l’Udinese ha infatti difeso e attaccato male, passando in svantaggio dopo appena 8’ e restando quasi sempre in balia dei ritmi imposti dalla Lazio. Dal canto loro i biancocelesti non si sono fatti pregare e hanno messo in ghiaccio l’incontro a ridosso della pausa, con due penalty, guadagnati con dinamiche molto simili tra loro da Correa, trasformati con freddezza da Luis Alberto e da Immobile, già autore della marcatura inaugurale. Prima di focalizzarci sulla punta partenopea, a cui è doveroso dedicare qualche riga a parte, appare quanto mai appropriato sottolineare l’ennesima prestazione di livello di Luis Alberto, ancora una volta vero traghettatore della nave, sia nella burrasca che col mare piatto. Il 10 iberico ha dispensato calcio e assistenze fino all’80’, quando è stato sostituito dal debuttante André Anderson, cullando una partita che si è stancamente trascinata verso il termine per tutta la ripresa.
Se Luis Alberto funge da traghettatore Immobile riveste invece di certo il ruolo di trascinatore, grazie a quello che, numeri alla mano, è stato fino ad ora un autentico diluvio di gol. Con la doppietta di domenica, la quinta stagionale, l’attaccante della nazionale è salito a quota 17 reti in campionato su 14 presenze, alle quali bisogna aggiungere le 2 messe a referto nelle 3 apparizioni in Europa League. In soldoni una zampata ogni 70’ per un giocatore che, cambiando l’ottica a livello aritmetico, contribuisce a circa 60% della produzione offensiva di squadra. Con il proprio bomber in campo i biancocelesti è come se partissero sempre dall’1-0 di vantaggio, sebbene queste cifre da capogiro siano giustificate anche grazie al perfetto lavoro di supporto di compagni come Milinkovic, non a caso uomo assist anche contro l’Udinese, Correa e Luis Alberto, tutti maggiormente votati all’ultimo passaggio piuttosto che alla realizzazione. La macchina da gol di Inzaghi del resto si fonda proprio sul fatto che nessun singolo, a partire da quelli di maggiore qualità, prevale sul resto del gruppo, come testimoniato anche dal cambio in corsa delle gerarchie del rigore del 3-0, ceduto senza batter ciglio da Immobile allo stesso Luis Alberto. Proseguendo con una simile alchimia i capitolini potrebbero davvero tramutarsi nella mina vagante della Serie A, sebbene al momento Inter e Juve, test di maturità per il prossimo weekend, siano troppo lontane per immaginare di essere dei guastatori anche al di là della corsa Champions.