di Marco Bea
Qualcuno, prendendo in prestito le parole di Lucio Dalla, intonerebbe “è la sera dei miracoli” in riferimento al 3-1 con cui la Lazio ha piegato la Juventus nel 15° turno di Serie A, ma in realtà c’è davvero poco di soprannaturale in quello che hanno realizzato sul campo gli uomini di Inzaghi. I biancocelesti hanno infatti imposto con concretezza e disinvoltura tutti i loro attuali valori, senza mostrare timori reverenziali, come accaduto spesso in passato, nei confronti di una squadra maestra nell’impossessarsi delle partite anche sul piano mentale e, non a caso, unica in Europa a risultare ancora imbattuta, almeno fino alle 23 di sabato. L’impresa dell’Olimpico sa di definitiva consacrazione per una formazione sempre più salda al 3° posto, proiettata ora verso un territorio da esplorare con lo stesso spirito di queste ultime settimane.
In un virtuale gioco delle parti stavolta è stata Lazio a recitare il ruolo della Juve, facendo girare di forza l’inerzia del match nelle fasi più tese e decisive. Dopo una prima mezz’ora di sofferenza, in cui i bianconeri hanno applicato quasi alla perfezione alcuni concetti del “sarrismo” come quelli della pressione alta e delle combinazioni rapide palla a terra, i capitolini sono infatti usciti progressivamente dal guscio, ingaggiando una sfida colpo su colpo con gli avversari. Una lotta dalla quale ne sono usciti vittoriosi proprio i biancocelesti, con l’incornata di Luiz Felipe al 45’, su spiovente di Luis Alberto, che ha pareggiato la rete firmata al 24’ da Ronaldo. Costretti a ricominciare da capo e privati anche di Bentancur, ko a fine 1° tempo per infortunio e principale propulsore del gioco di Sarri fino a quel momento, i campioni d’Italia hanno cominciato a viaggiare più al piccolo trotto nella ripresa, fallendo comunque al 65’ un’occasione d’oro con Dybala, poco deciso nel punire un errore in disimpegno di Strakosha. Al momento di tirare le stoccate più pesanti è stata tuttavia la Lazio a produrre uno strappo di quelli sanguinosi. Nell’arco di una manciata di minuto sono infatti arrivati in sequenza sia il rosso a Cuadrado, autore di un tackle da ultimo uomo su un Lazzari lanciato verso l’area avversaria, che il gol di Milinkovic, perfetto nell’aggiustare ed insaccare un sublime tracciante in profondità del solito Luis Alberto. Il tutto seguito a stretto giro dal rigore procurato da Correa, steso da Szczesny dopo aver tagliato in due la difesa su imbeccata di Immobile. La prodezza dell’estremo difensore polacco, superatosi nel murare sia il penalty che la successiva ribattuta dello stesso Immobile, ha tenuto però soltanto sulla carta in vita la Juve, il cui forcing finale è stato respinto con perdite. L’11 di Inzaghi infatti non si è soltanto limitato a gestire la situazione, senza tra l’altro particolari affanni, ma ha addirittura chiuso la contesa nel recupero, grazie ad un nuovo contropiede in campo aperto finalizzato dal subentrato Caicedo.
Un successo, il 7° consecutivo in campionato, ampiamente meritato quindi e strappato con il piglio tipico delle grandi squadre, al cospetto di una Juventus protagonista, almeno per un’ora abbondante di gioco, di una prestazione tutt’altro che deficitaria. In chiave tattica il piano di Inzaghi si è rivelato alla fine più efficace di quello di Sarri, con la Lazio che è stata brava a stringere i denti in avvio e ad approfittare dei (pochi) difetti di una rivale più leggera rispetto al recente passato, sia come uomini che come interpretazione di squadra, nella fase difensiva e ancora alla ricerca del giusto compromesso tra la necessità di offendere e di contenere. Sul piano tecnico il contributo più sostanziale è stato garantito invece dai tenori del gruppo, su tutti Luis Alberto, Correa e Milinkovic, MVP della serata e senza dubbio stimolato in positivo dal valore del match e dal contesto, a dir poco caloroso, dell’Olimpico. In classifica i biancocelesti si collocano ora nel limbo tra la vetta ed il trenino delle più immediate inseguitrici, con la capolista Inter a +5 ed il tandem Cagliari-Roma appaiato a -4 sull’ultimo spot per la Champions. La qualificazione alla massima competizione europea rimane senza dubbio l’obiettivo principe della stagione, sebbene ci sia ormai grande curiosità riguardo alla capacità o meno di questa squadra di ampliare le proprie prospettive.