di Andrea Tocchio
“Proprio non li sopporto ‘sti tedeschi. E’ mai possibile che ogni volta che sia ad un passo dal conquistare qualcosa di importante ci debbano essere di mezzo loro? Che poi, sono sempre abbastanza fortunati. Cinque anni fa (16 Giugno 1982, ndr) io e i miei compagni di Nazionale abbiamo dimostrato loro chi sono le vere “Volpi del Deserto”. Che incontro! 2-1 all’esordio al Mondiale con un mio gol, il primo. Poi ci hanno eliminati in una maniera indegna, non infierendo sui loro cugini austriaci, per farci fuori. Io penso che avessero paura di noi.
Bah, lasciamo perdere. Troppi pensieri. Ora c’è da concentrarsi.
Quanto pesa la rete di Koegl del primo tempo. Sì, è vero, ci hanno dominati nella prima fase, ma adesso è un’altra storia. Da quando sono entrati Antonio (Frasco, ndr) e Juary, li stiamo ribaltando. Siamo più veloci ed agili, fanno a dir poco fatica a contenerci. Siamo un mare in tempesta. Loro saranno anche rocciosi, ma come può uno scoglio arginare il mare?
Ora mi sto mangiando le mani: poco fa mi sono divorato il pari a tu per tu con Pfaff. Maledetto pallone! Perché non vuoi entrare? Sarebbe stato un gol spettacolare, la ciliegina sulla torta ad un’incursione strepitosa del mio amico Paulo (Futre, ndr). Mannaggia a me! Se non segno, poi tutta la stampa avrà il suo capro espiatorio: Madjer ha sprecato la sua opportunità, facendo rimpiangere l’assenza del formidabile Fernando Gomes. E come dar loro torto? Quello è come Re Mida: tocca una palla e la muta in oro, buttandola nel sacco.
Ci vuole qualcosa di straordinario, non so. Ma aspetta, aspetta: guarda che lancio di Eduardo (Luis, ndr) per Frasco. Dai Antonio, spizzala di testa! Grande…su Juary, la tieni! Bravo. Forza, folletto! Rendila ancora ad Antonio…ma dove scappa Juary? Cosa ci fa in area? Meno male che c’è Frasco, che pallone che gli ha regalato. Nooo, cavolo! Sono girato di spalle! Juary, ti prego, mettimela giusta! Arriva, arriva. Vado di tacco, posso solo co…..SIIIIIIIIII!!!!! E’ dentro!!! Andate a raccoglierlo adesso, alemanni!
Siamo in partita. Col recupero, ancora un quarto d’ora circa. Che fifa che hanno adesso, i bavaresi. Bisogna insistere. Passatemi questo benedetto pallone, che li stendiamo. Jòsef (Mlynarczyk, ndr) muoviti! Celso è lì, forza!!! Che sciabolata, eccezionale. Adesso la stoppo e poi volo verso il fondo, c’è una prateria davanti a me. Vieni, vieni Winklhofer, che te lo faccio io lo scherzetto. Oplà, sterzata sulla sinistra e non ci sono più. Chi c’è là in mezzo all’area? Ancora nessuno? Vabbè, io la crosso tesa. C’è, c’è, c’è…mamma mia!!! Juary li ha purgati!!! E’ 2-1, stavolta i tedeschi si dovranno inchinare.”
E fu proprio così. Le due marcature per il Porto della strana coppia Juary – Madjer piegarono il Bayern Monaco in quella Finale di Coppa dei Campioni, edizione 1986 – 1987. Mi piace immaginare che in quei concitati minuti di svolta fossero questi i pensieri che balenavano nella mente dell’asso maghrebino. Il talento dei Dragoes, con la sua prodezza da cineteca, di tacco, si inserì prepotentemente nella Storia del Calcio.
Del resto, Rabah l’aveva inseguita la gloria. Dopo le istrioniche e mirabolanti prestazioni al Mundial 1982, quello di Spagna, fu trattenuto ancora per un anno in patria da una legge che non permetteva agli sportivi Under 25 di lasciare il suolo algerino. Al termine di un anno di dispute con la Federazione locale, nel 1983 ottenne il permesso di espatriare, direzione Europa. Firmò per il Racing Club di Parigi, compagine con ambizioni modeste militante nella Seconda Divisione francese. Madjer aveva però la fame di chi vuole lasciare un’impronta indelebile: 20 gol alla prima stagione e trascinò la formazione parigina alla promozione. Il Porto lo notò e lo acquistò nel 1985. Contribuì quindi in maniera essenziale alla conquista del campionato lusitano ’85/’86 e l’anno successivo incise pure nella sensazionale cavalcata in Coppa dei Campioni. E poi, poi come raccontato prima, la sera del 27 Maggio 1987 al Prater di Vienna divenne per tutti il “Tacco di Allah”. Tanto che, nelle zone a lingua franca, ancora oggi una “tallonade” perfettamente eseguita viene detta “Madjer”.
Quella stagione di grazia non si concluse lì. Un suo delizioso pallonetto sancì la vittoria del Porto sul Penarol nella Coppa Intercontinentale. Ma i fotogrammi di quel magico ’87 non erano destinati ad esaurirsi col “Tacco di Allah” ed il sontuoso lob: Madjer aggiunse alla propria bacheca pure il Pallone d’Oro Africano, ennesima e definitiva consacrazione del suo innato estro.