(di Gianluca Guarnieri) 1 dicembre 1974, derby della Capitale, Roma contro Lazio. I giallorossi di Liedholm sfidano la squadra campione d’Italia di Maestrelli da puri outsiders, con i biancocelesti nettamente favoriti. Sembrerebbe una passeggiata per i laziali, ma non è così: infatti al 35′ Giorgio Morini scatta sulla destra e mette in mezzo per il numero 10 romanista, che non ci pensa un secondo e tira di destro battendo il portiere Pulici e realizzando l’1-0 definitivo, riportando la vittoria ai colori Oro e Porpora. Quel numero dieci, il numero magico del calcio, era uno dei migliori centrocampisti di sempre, elegante, tecnico e di grande senso tattico. Quel numero 10 era Giancarlo De Sisti. Romano del Tuscolano, Giancarlo De Sisti è uno dei simboli assoluti della storia del calcio romano (e romanista). Proveniente da una squadra dilettantistica, la Forlivesi, ed in seguito all’Omi, De Sisti fu subito adocchiato dai talent scout romanisti, esaudendo un sogno, visto che da sempre era tifoso della squadra capitolina. In possesso di doti tecniche cristalline, e nonostante una statura da corazziere (è alto 1,69) De Sisti scalò la gerarchia rapidamente, giungendo alla prima scala, dove trovò come maestro il mitico José Schiaffino, l’uomo che insieme a Ghiggia aveva sconfitto il Brasile, che intuì le potenzialità di Giancarlo. Fu un crescendo e con la maglia da titolare il centrocampista romano vinse la prima coppa Italia della storia del club, nel 1964, facendo la trafila delle nazionali azzurre. Una carriera bellissima che però portò ad una separazione con la Roma, costretta ad una dolorosa cessione per via del bilancio precario. De Sisti prese la via di Firenze e nel capoluogo toscano divenne un campione conclamato, vincitore di uno scudetto storico nel 1969, ed un pilastro della nazionale italiana di Ferruccio Valcareggi, campione d’Europa nel 1968 e vice campione del Mondo nel 1970, dopo la fantastica semifinale vinta con la Germania Ovest per 4-3 (sconfitti solo dal Brasile super di Pelé). Un mito del calcio italiano, che non aveva mai dimenticato la sua Roma e nel 1974, dopo la rottura con la società viola (e con il tecnico Gigi Radice) il ritorno nella Capitale, a prendere le chiavi del centrocampo del Barone svedese. Un ritorno bellissimo con un goal indimenticabile nel derby e vari anni a donare impegno e sudore con la maglia tanto amata. Con lui al fianco, Agostino Di Bartolomei maturò e crebbe tanto da diventare il suo erede per classe ed eleganza. Una bandiera vera, in campo fino al 1979 a 36 anni. I tifosi non lo hanno mai dimenticato, tanto da raffigurarlo nella splendida scenografia, insieme ai volti di Totti, De Rossi, Di Bartolomei, Rocca, Amadei, Losi e Giannini. Tutti romanisti veri. Come Giancarlo De Sisti.