Il calcio (e lo sport) ai tempi del coronavirus

Posted By on Mar 25, 2020 | 0 comments


di Giuseppe Porro

 

In un clima surreale degno di Blade Runner, dove purtroppo il mondo deve fare i conti con una paura nuova, ed ancora per certi versi misteriosa, c’è chi ancora sembra immune o quantomeno distaccato dalla realtà, come se ci fosse un universo parallelo o un mondo a parte che spesso è stato usato dal mondo calcio (ed in questo caso dal mondo sportivo generico) per l’appunto, anche se oggi la situazione è diversa; seria e ben più grave di quanto qualcuno possa pensare o a volte non pensare. Visto che siamo in piena pandemia ed il coronavirus non guarda in faccia a nessuno, qualsiasi sia la professione, l’età o il ceto sociale. Dunque proviamo a fare ordine dove l’ordine non sembra di casa e dove il mondo dello sport (e molti sportivi) sembra non aver capito veramente la gravità della situazione.

CORONAVIRUS
Partiamo da un presupposto, nessuno si sente medico o virologo dove (purtroppo) nel mondo social se ne sentono e leggono di tutti i colori, ma dei semplici cittadini che devono attenersi alle regole. Se l’unico modo per fermare il contagio è non mandare al collasso il sistema sanitario e restare a casa bisogna attenersi al protocollo, volenti o nolenti. Prima che si arrivasse ad oggi, cioè allo stop del calcio e dello sport in generale sono state prese (anzi non prese) decisioni discutibili che hanno avuto conseguenze prevedibili. Mentre il governo del calcio italiano discuteva, partite si partite no, pubblico si pubblico no, andava avanti il campionato “spezzatino” mentre l’Uefa faceva orecchie da mercante mandando colpevolmente avanti le coppe europee quando andava fermato tutto e subito. Atalanta-Valencia gara di Champions League giocata a S. Siro è la partita 0, da li sembra purtroppo sia partito tutto, poi c’è stata l’Europa League (con la decisione degli spagnoli di non giocare con gli italiani), poi lo stop con molte perplessità. Ora c’è il CIO che ancora deve decidere sulle Olimpiadi di Tokio e alcuni presidenti di Serie A che chiedono il ritorno agli allenamenti ed al calcio giocato e gli sportivi domenicali che continuano a correre anche quando basterebbe avere pazienza e fermarsi per loro, le loro famiglie ed il mondo intero. Ora la parola chiave e pazienza, bisogna saper aspettare, i calciatori che sono sportivi veri si tengono in forma nelle loro famiglie e nelle loro case come dovrebbero fare tutti gli sportivi e non, per sconfiggere il contagio da Coronavirus.

CONCLUSIONI
Mentre ci si interroga sul possibile picco del contagio, e sulla possibile fine di questa brutta pandemia che sta sconvolgendo il mondo intero, alcuni protagonisti del calcio giocato vogliono tornare alla realtà dove il clima è surreale. Tornare agli allenamenti ed al calcio giocato ora è pura follia, come è folle interrogarsi sulle olimpiadi (che basterebbe spostare di un anno come l’europeo) e come è folle andare a fare gli sportivi ora che bisogna stare a casa. La pazienza è la virtù dei forti, ed ora come non mai la medicina migliore è la pazienza, il calcio come le cose più serie può e deve aspettare, e come dicevano i latini ad maiora.

 

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