Di Matteo Quaglini
La prima vittoria internazionale non si scorda mai. Dei tanti trionfi europei raggiunti dalla Juventus e dalla Panini Modena, due dei più belli sono stati quelli della Coppa Uefa 1977 e della Coppa Campioni di pallavolo 1990. Ciascuna a suo modo ha rappresentato la prima volta e ha avuto la funzione di valicare il limes, il confine del successo fino ad allora proibito.
Prima del 1977 la Juventus non aveva mai vinto una coppa internazionale. C’era andata vicino a Belgrado, quattro anni prima, ma aveva perso oltre alle occasioni da gol sciupate anche il confronto tecnico e psicologico con il grande Ajax del calcio totale. La Coppa delle Fiere perduta, nel 1971, contro il gotico Leeds United di Don Revie è una bella suggestione da raccontare, ma non appartiene all’egida Uefa: è storia a sé che vedremo.
Quella Coppa Uefa, invece, conquistata a Bilbao, nella Spagna Basca, sapeva di maturità calcistica e di emancipazione finalmente. Lo stesso sentimento di emancipazione valido per la Panini che prima del 1990, grande e immaginifica, non aveva mai vinto la Coppa dei Campioni. Incredibile a credersi. La squadra che più di tutte ha incarnato la pallavolo in Italia, non aveva mai alzato dall’inizio del torneo iridato la Coppa per antonomasia, quella che suggella i campioni. Come per la Juventus anche qui l’avversario che l’aveva stoppata a un passo dal traguardo era di quelli grandissimi e austeri. Si trattava del Cska Mosca, il Real Madrid della pallavolo negli anni ’70 e ’80. Uno squadrone imbattibile che nemmeno Velasco e i suoi campioni riuscirono a sconfiggere nelle tre consecutive finali del 1987, 1988 e del 1989.
A differenza della Juventus del ’77, la Panini Modena aveva già vinto dei trofei internazionali prima del successo in terra d’Olanda del 1990. A Modena, infatti, brillavano gli ori della Coppa delle Coppe 1980 vinta contro i greci del Panathinaikos, delle tre Coppe Cev (oggi Challenge Cup) consecutive conquistate tra il 1983 e il 1985 contro gli olandesi dell’Orion Doetinchem, i connazionali del Volley Gonzaga Milano e gli jugoslavi del Partizan che emularono la sfortuna dei loro più famosi colleghi calcistici, uscendo sconfitti come nella finale di Coppa Campioni del ’66 giocata al cospetto del Real Madrid post Di Stefano e Puskas. Insomma una base di vittoria in Europa già c’era, ma la mancanza nella sala dei trofei di una Coppa dei Campioni si faceva sentire forte. Nemmeno la quinta vittoria europea di nuovo nella Coppa delle Coppe targata 1986 con Velasco in panchina poteva calmare la bramosia del successo oltre il quale non c’è più sconfitta. La caccia alla prima vittoria era dunque aperta: per la Juventus si trattava di entrare per la prima volta assoluta in un albo d’oro internazionale, mentre per Modena l’obiettivo era issarsi sulla cima più alta della montagna chiamata Coppa Campioni, quella stessa montagna che già avevano scalato il Cska Mosca, la Dinamo Bucarest, il Torino, il Parma tra le squadre più grandi a vincere la Coppa da quando era cominciata, nel 1960.
L’occasione tanto sognata arrivò l’11 marzo del 1990 in Olanda, a Amstelveen. Sul parquet, dall’altra parte della rete ci sono i francesi dell’As Fréjus guidati in palleggio da Fabiani, il Platini della pallavolo d’oltralpe. La partita si presenta subito difficile, benché Modena abbia vinto già due volte nel girone eliminatorio contro i marescialli di Francia, la tensione si taglia con il coltello. Non poteva sbagliare Modena perché era il sogno cullato da una vita, da quando nel 1966 il Cavalier Panini aveva fondato la squadra. In panchina c’è Vladimir Jankovic che ha sostituito Julio Velasco passato a condurre la nazionale italiana. In campo ci sono con la loro classe adamantina: Vullo in palleggio, Lucchetta e l’americano Partie al centro, mentre Bernardi, Cantagalli e mano di pietra Bertoli occupano i ruoli di martelli e di opposto.
Quando la prima battuta da il via al match, Modena ha alle spalle un cammino da imbattuta fin li: sette partite sette vittorie. Oltre ad aver già sconfitto i francesi il ciclone modenese ha spazzato via gli olandesi del Martinus, i tedeschi dell’Est del Lipsia, i ragazzi di Finlandia del Tarmo e i bulgari del Cska Sofia sconfitti in semifinale per 3-0. Molti errori in battuta e in veloce all’inizio di una partita che ha tutti i crismi dell’ultimo atto alla Shakespeare. Modena va avanti 1-0 e il Fréjus grazie alle mani d’oro di Fabiani pareggia 1-1, poi di nuovo avanti 2-1 subisce la seconda rimonta. Sul 2-2
si va la tie-break che sta alla pallavolo come i calci di rigore stanno al football. I francesi tengono, ma come capitò alla Francia di Platini nei mondiali spagnoli e in quelli messicani alla fine crollano. La Panini vince per 15-9 il quinto set e 3-2 la partita dei suoi sogni finalmente non più proibiti.
Dai neo campioni d’Europa di Modena ai campioni nel calcio della Coppa Uefa 1977, il passo è breve. Basta salire sulla macchina del tempo e andare indietro di tredici anni, piombando al San Mamés di Bilbao dove la Juventus tutta italiana gioca la seconda finale confederale della sua storia nel calcio internazionale. Di fronte c’è l’orgoglio di un popolo e non solo una squadra di pallone: è l’Athletic Bilbao che ha rappresentato, negli anni precedenti, la lotta della causa indipendentista basca contro Francisco Franco. E’ una squadra di uomini forti, duri, decisi, li chiamano “Leones” per far capire bene chi sono. Nei turni precedenti hanno eliminato il Milan con un rigore a due minuti dalla fine e il Barcellona della prima marca olandese, quella di Cruijff e Neeskens. La Juventus sente sulle sue spalle il fato delle sconfitte in finale, un fardello che si ripresenterà ancora in Coppa Campioni negli anni che verranno.
All’ingresso in campo, nel mitico San Mamés, la Juventus di Trapattoni parte dall’1-0 dell’andata: il guizzo di testa di Tardelli su cross di Scirea ha battuto Iribar, uno dei grandissimi tra gli “arqueros” di terra basca. Il piccolo vantaggio permette di impostare la partita all’italiana: difesa e contropiede.
Pronti via e segna Bettega di testa alla sua maniera, ma dall’altra parte ci sono dei combattenti nati e nonostante debbano, ora, fare tre gol, non si arrendono. Così caricano a testa bassa sospinti dal pubblico indomito. Prima pareggia Churruca poi piove, come a Waterloo, ma la Juventus del Trap degli esordi è granitica e non si sfalda come fece la Vecchia Guardia di Napoleone. Dino Zoff subisce il gol del 2 a 1a dodici minuti dalla fine con Carlos, ma la difesa comandata da Scirea tiene. Al fischio finale l’apoteosi e le braccia al cielo significano la Coppa, la prima della nazione juventina.
La Juventus fece quell’anno l’accoppiata scudetto – coppa aggiungendo alle prodezze oltre confine quelle nazionali ottenute dopo un memorabile duello, sul filo dei cinquanta punti, con il Torino di Gigi Radice campione d’Italia l’anno prima. La formazione che regalò la prima coppa a nostra signora degli scudetti fu: Zoff, Cuccureddu, Gentile, Furino, Morini, Scirea, Causio, Tardelli, Boninsegna, Benetti e Bettega con l’ingresso anche di Luciano Spinosi un altro immortale del calcio italiano anni ’70.
Ci saranno altre vittorie, nel corso dei decenni, per la Juventus e il Modena: da quelle ottenute grazie alle gesta di re Platini a sancire la Juventus più internazionale di sempre a quelle di Giani e Vullo, a quelle arpionate con la forza della classe grazie ai colpi di Boniek e Ruslan Olikhver che segneranno le rispettive Coppe delle Coppe 1984 e 1995 e ridaranno slancio europeo dopo anni di sconfitte, sette, ad entrambe le squadre. La Panini diventata Daytona, vincerà tre Coppe dei Campioni a cavallo del triennio 1996, 1997 e 1998, gli stessi anni in cui la Juventus di Lippi con diversa fortuna farà anch’essa tre finali consecutive della coppa dei sogni con alterna fortuna. La vittoria sull’Ajax di Van Gaal congiungerà per un attimo ancora i due mondi paralleli tra le due squadre: campioni d’Europa nello stesso anno del Signore, il 1996.
Si tratta, per tutte, di vittorie memorabili come quella in Coppa Uefa della Juventus nel 1990 contro la Fiorentina e dedicata al grande Scirea scomparso mesi prima o quella del 1993 in cui Roberto Baggio fece due gol in Germania al Borussia Dortmund arpionando il pallone come solo lui sapeva fare. Alcune supercoppe e Challenge Cup vinte fino al 2008, l’anno dell’ultima vittoria internazionale di Modena. Da allora la caccia a un nuovo trofeo è ripartita, ma non ha trovato ancora l’approdo nel porto del successo. Una nuova prima volta per la Juventus e il Modena Volley è cominciata.